Uscire dal lavoro in anticipo e andare in pensione prima, non può essere esente da perdite sull’assegno previdenziale percepito. Se partiamo da questo concetto, non ci sono alternative a lasciare qualcosa per strada uscendo dal lavoro prima. Basta il solo stoppare i contributi versati per determinare un concreto ammanco del trattamento previdenziale. E poi c’è la questione dei coefficienti di trasformazione. Oppure ci sono i tagli imposti da determinate misure che costringono il contribuente a barattare una uscita prima con un assegno tagliato.
Non esistono lavoratori che ottengono una pensione più alta interrompendo la carriera prima. Però, se il lavoratore raggiunge una determinata età, molti di questi non ci sono più.
Pensioni senza tagli e penalizzazioni: con la giusta età niente rischi, ecco quando
Perfino una misura che ha un calcolo del trattamento classico, cioè senza contributivo, senza tagli e senza penalità non è neutra rispetto alla fruizione di un assegno più basso da parte di chi la percepisce. Perché anche con le pensioni anticipate ordinarie chi lascia il lavoro con 42,10 anni di contributi, prende di meno rispetto a chi resta in servizio o semplicemente posticipa l’uscita, magari arrivando a 43 anni. Con la cessazione dei versamenti è inevitabile che la pensione scenda. Ed in epoca contributiva, meno si versa meno si prende di pensione. Oltretutto, chi prima esce dal lavoro subisce inevitabilmente un calcolo della pensione peggiore per via del meccanismo a coefficienti che prevede come uscendo ad un’età inferiore si prende un coefficiente meno favorevole. Ed il coefficiente è quel parametro che viene usato per trasformare i versamenti in pensione.
Ecco perché non si prendono pensioni più alte con queste misure
Pensioni più alte e con meno vincoli si possono percepire nel momento in cui il lavoratore evita di sfruttare alcune misure che oltre alle problematiche di calcolo prima descritte, hanno altri limiti e penalità come struttura. Perché deve essere chiaro che lasciare il lavoro con opzione donna oppure con la quota 103 oggi, significa accettare una pensione calcolata con il sistema contributivo e non con il misto (retributivo+contributivo). E questi limiti di calcolo accompagnano il pensionato per il resto della vita. Quindi, oltre al fatto che si bloccano i versamenti interrompendo la carriera ed oltre al peggior coefficiente di trasformazione, con le due misure citate c’è pure il sistema di calcolo a penalizzare i lavoratori.
Tagli, limiti, penalizzazioni e vincoli delle pensioni anticipate
Tutte le misure di pensionamento anticipato portano ad un calcolo dell’assegno penalizzato. Anche l’Ape sociale per esempio, è una di queste. Con l’anticipo infatti si può arrivare a prendere un trattamento fino a 1.500 euro al mese, non un euro in più. E poi l’Ape non prevede tredicesima, ha degli importi che non si adeguano all’inflazione, non ha le maggiorazioni, gli Assegni Familiari e nemmeno è suscettibile di reversibilità. Arrivati a 67 anni però, tutti questi vincoli spariscono. Perché l’Ape non si può prendere più arrivati a 67 anni. la prestazione decade e il titolare deve passare a prendere la pensione di vecchiaia ordinaria. Che sarà calcolata con il coefficiente di 67 anni e non con quello di 63 anni come fatto con l’Ape. E che tornerà ad avere la tredicesima, le maggiorazioni, gli ANF e tutte le cose che con l’Ape al pensionato non spettano. Compreso un importo della pensione superiore a 1.500 euro se spettante.
Non solo pensioni più alte, ma anche stop al divieto di cumulo dei redditi
Anche con la quota 103 ci sono delle penalizzazioni che però hanno una scadenza. Il calcolo contributivo però resta a carico del pensionato per sempre. Invece il vincolo della pensione non più alta di 4 volte il trattamento minimo sparisce raggiunti a 67 anni di età. E non ci sarà nemmeno il il vincolo del divieto di cumulo dei redditi da lavoro con i redditi di pensione. Perché questo vincolo, che si applica anche all’Ape sociale, sparisce una volta arrivati a 67 anni di età. In pratica, chi esce con l’Ape sociale o con la quota 103 nel 2024, non potrà svolgere lavori da dipendente o da autonomo salvo che il lavoro autonomo occasionale fino a 5.000 euro per anno solare. Un vincolo che accompagna i beneficiari degli anticipi fino a 67 anni per poi decadere. Quindi, non solo pensioni più alte, ma anche un trattamento meno limitato.