In base alle normative in vigore oggi, andare in pensione a 57 anni, tranne che per le donne lavoratrici ma soprattutto invalide all’80% e in possesso della cosiddetta invalidità pensionabile, non ci sono possibilità. A 57 anni di età è troppo presto quindi per poter andare in pensione. In base però a delle normative previste dal nostro ordinamento e su cui il governo pare intenzionato a proseguire anche nei prossimi anni c’è una concreta possibilità di lasciare il lavoro a 57 anni di età programmando già la pensione dopo due anni e senza tornare più al lavoro. Una facoltà che possono sfruttare quelli che perdendo il lavoro hanno diritto all’indennità per disoccupati INPS.
Si può lasciare il lavoro a 57 anni per poi andare in pensione due anni dopo? Ecco chi ha questa possibilità
La pensione anticipata è l’aspirazione di molti lavoratori. E la cosa si accomuna alla voglia di uscire dal lavoro che tanti pensionati hanno. Ecco quindi che per qualcuno c’è la concreta possibilità di andare via dal lavoro anche a 57 anni di età. Per poi trovare la pensione a 59 anni.
A quanto si apprende dal sito dell’INPS, i lavoratori che possono far valere 12 mesi di contribuzione effettiva antecedente il 19° anno di età (lavoratori precoci), se si trovano in determinate condizioni indicate dalla legge e perfezionano, entro il 31 dicembre 2026, 41 anni di contribuzione possono andare in pensione a prescindere dall’età.
Ecco le categorie che possono sfruttare la quota 41 come lavoratori precoci
La via è la quota 41 precoci. Una misura per la quale servono 41 anni di età contributiva, di cui 35 anni effettivi e un anno versato prima dei 19 anni di età. La misura è destinata solo a determinate categorie di lavoratori che sono:
- disoccupati a seguito di cessazione del rapporto di lavoro per licenziamento, anche collettivo, dimissioni per giusta causa, risoluzione consensuale e scadenza contratto a termine, ma solo a conclusione integrale della prestazione per la disoccupazione da almeno tre mesi (Naspi);
- invalidi civili con percentuale superiore o uguale al 74%;
- caregiver che assistono, al momento della richiesta di pensione da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado con cui convivono da almeno 6 mesi (anche un parente o affine di secondo grado convivente se quest’ultimo ha il coniuge o i genitori con oltre 70 anni di età, a loro volta invalidi gravi o deceduti);
- addetti ai lavori gravosi da 7 degli ultimi 10 anni di attività lavorativa, o da 6 degli ultimi 7 anni.
Nel dettaglio le attività lavorative considerate idonee alla quota 41 precoci sono elencate sul sito dell’INPS e sono:
- operai edili e dell’industria estrattiva;
- conduttori di macchinari mobili per la perforazione nelle costruzioni e gruisti;
- conciatori di pelli e di pellicce;
- macchinisti di convogli ferroviari e personale ferroviario viaggiante;
- conduttori di mezzi pesanti e camionisti;
- infermieri ed ostetriche ospedaliere con lavoro organizzato in turni nelle sale operatorie e nelle sale parto;
- addetti all’assistenza personale di persone in condizioni di non autosufficienza;
- insegnanti della scuola dell’infanzia ed educatori degli asili nido;
- facchini e addetti allo spostamento merci;
- personale non qualificato addetto ai servizi di pulizia;
- operatori ecologici e addetti alla raccolta e alla separazione dei rifiuti;
- operai dell’agricoltura, della zootecnia e della pesca;
- pescatori;
- lavoratori del settore siderurgico;
- marittimi.
Dentro anche le attività previste dal Dlgs numero 67 del 21 aprile 2011, cioè le attività di lavoro usurante (minatori, addetti nelle gallerie, palombari, lavoratori del vetro cavo), gli addetti alla linea catena, i lavoratori notturni e i conducenti di veicoli per il trasporto pubblico.
Pensioni: Si può lasciare il lavoro a 57 anni subito o nel 2025
Ricapitolando, con la quota 41 per i precoci si può andare in pensione senza limiti di età. Ma uscire a 57 anni con la pensione non è certo una cosa facile. Se consideriamo che ci vogliono 41 anni di versamenti, arrivare a questa soglia già a 57 anni significa aver iniziato a lavorare a 16 anni. E non aver praticamente mai interrotto la carriera. Una strada percorribile che rende più facile il tutto è quella dei disoccupati.
Considerando che la Naspi permette di prendere una indennità fino a 24 mesi (la metà delle settimane lavorate nei 4 anni precedenti), è evidente che c’è chi per esempio, oggi può essere stato licenziato e può prendere la Naspi fino a settembre 2026. Se a quella data avrà maturato 41 anni di contributi, comprensivi di questi due anni di Naspi, ma senza andare a superare il limite dei 35 anni effettivi (senza considerare disoccupazioni e malattie), potrà andare in pensione a 59 anni. Ma di fatto lasciando il lavoro a 57, con la Naspi appunto.
Una soluzione davvero estemporanea questa, ma comoda. Anche perché se consideriamo che è obbligatorio l’anno di contributi prima dei 19 anni di età, chi ha iniziato a lavorare a 18 anni esatti può arrivare a 59 anni con 41 anni di contributi.