Il consueto rapporto dell’Inps sulla previdenza sociale è stata occasione per Pasquale Tridico, numero uno Inps, di mettere sul tavolo della discussione sulla riforma delle pensioni, tre nuove proposte di misure che dovrebbero servire, nelle idee del Presidente dell’Inps, a riformare il sistema, a superare quota 100 di oggi e a rendere sostenibile il sistema.
Tre ipotesi piuttosto particolari anche se uscite pure in passato e sempre dalla bocca di Tridico che ieri è stato in audizione a Montecitorio proprio per presentare il rapporto annuale.
La quota 41 per tutti costerebbe di più
Delle tre proposte c’è anche la quota 41 per tutti, la misura forse più popolare tra quelle di cui ipoteticamente si parla ogni giorno come di soluzione per la riforma delle pensioni. La quota 41 permetterebbe ai lavoratori di lasciare il lavoro senza limiti di età una volta completati i 41 anni di contributi versati. Dovrebbe funzionare grosso modo come le attuali pensioni anticipate con 42,10 o 41,10 anni di versamenti rispettivamente per uomini e donne.
E come le anticipate, anche per la quota 41 per tutti 35 di questi 41 anni dovrebbero essere effettivi, senza contributi da Naspi o malattia.
La quota 41 tra le tre proposte di Tridico, è la più costosa per il sistema, con una ipotetica spesa stimata in 4,3 miliardi nel solo 2022 e con una impennata clamorosa in una decina di anni con la spesa che supererebbe i 9 miliardi di euro all’anno.
Quota 100 combinazione 64+36 e pensione in due quote
Meno onerose le altre due soluzioni che Tridico ha proposto al Parlamento. Con l’uscita a 64 anni con 36 anni di contributi, in una sorta di rivisitazione di quota 100 con due anni in più di età come soglia anagrafica minima e due anni in meno di versamenti come soglia contributiva, altrettanto minima, il costo arriverebbe a 1,2 miliardi di euro nel solo 2022 per arrivare intorno al 2027 a costare circa 4,7 miliardi di euro all’anno. Costo ridotto per la misura perché l’assegno verrebbe calcolato interamente con il sistema contributivo e quindi i pensionati verrebbero penalizzati se scegliessero questa pensione anticipata.
Non arriva al mezzo miliardo di euro nel 2022 e costerebbe qualcosa come 2,4 miliardi solo dal 2029, la pensione in due quote che è diventata il cavallo di battaglia di Pasquale Tridico. In pratica si tratterebbe di concedere la pensione a 63 anni con almeno 20 di contributi, ma accettando provvisoriamente un calcolo della pensione penalizzato perché interamente contributivo. Solo a 67 anni la stessa pensione verrebbe ricalcolata, con l’aggiunta della quota retributiva spettante.