Sulla home page della CGIL, il potente sindacato dei lavoratori esce fuori un documento con una apertura altisonante. Tutte le bugie del governo sulle pensioni, così titola la CGIL. Ma di cosa si tratta per davvero? quali sono queste bugie? Il governo davvero ha peggiorato le pensioni fino a distruggerle come il quadro della CGIL espone? Vediamo cosa dice il sindacato e come ha fatto il governo Meloni negli ultimi anni. Perché per noi ci sono sia tutte le bugie del Governo ma anche tutte le bugie della CGIL.
Pensioni, tutte le bugie della CGIL e quelle del governo, chi ha ragione?
I sindacati devono fare i sindacati, il governo deve fare il governo e così via dicendo. Se c’è una cosa che stride in Italia è che tutti parlano di tutto e tutti dicono tutto e il contrario di tutto. Vale per la Magistatura, vale per il Governo e vale per i sindacati. Con buona pace dei lavoratori che cercano soluzioni ai tanti problemi che hanno, sia durante la carriera lavorativa che dopo. Nel documento della CGIL che abbiamo citato, ecco che le accuse verso il governo Meloni sono tante.
A dire il vero qualche promessa il governo non l’ha mantenuta. O almeno non l’ha mantenuta fino ad ora. Perché va detta una cosa. La legislatura è ancora lunga e la stabilità del governo non lascia certo presupporre degli scossoni, almeno non nel breve termine. Significa che gli obiettivi fissati e le promesse elettorali, compresa la riforma delle pensioni, potrebbero anche arrivare nei prossimi anni.
Pensioni e promesse elettorali, qualcosa non torna
La promessa di portare le pensioni minime a 1.000 euro di Forza Italia non è stata mantenuta. La promessa di quota 41 per tutti della Lega ha fatto la stessa fine. Nel frattempo, come si legge sul documento della CGIL, il superamento della legge Monti-Fornero è un miraggio e il governo punta a portare le pensioni a 70 anni.
Nel frattempo la CGIL parla di una flessibilità in uscita azzerata con quasi il 16% in meno di pensioni anticipate nel 2024 rispetto all’anno precedente. Opzione Donna è praticamente scomparsa dai radar, con oltre il 70% di domande in meno figlie delle ristrette platee delle beneficiarie introdotte nel 2023. In questo caso però dobbiamo anche essere onesti. Opzione Donna è vero che prima era sfruttata da tante, ma è anche vero che la misura è fortemente penalizzante. E non è stato il governo Meloni a produrre una misura che penalizza fortemente le lavoratrici per via del ricalcolo contributivo della prestazione. La CGIL in questo caso usa un doppio peso. prima accusa il governo di aver confermato la quota 103 inserendo da due anni a questa parte il calcolo contributivo penalizzante. Ma poi lamenta il taglio di opzione donna come una sorta di sciagura, ma tralasciando di dire che pure l’opzione donna ha un calcolo penalizzante.
Per le donne il governo non ha lesinato aiuti
Se si guarda alle donne poi, il sindacato dimentica di dire che oggi il governo ha esteso ed allargato uno sconto netto di 16 mesi sull’età pensionabile delle lavoratrici se hanno avuto dei figli. Una misura che forse non tutti comprendono dal punto di vista della bontà del provvedimento.
Una donna potrebbe sfruttare il fatto che avendo avuto più figli ha avuto meno tempo da dedicare a lavoro e contributi. A tal punto da avere carriere nell’ordine dei 20 anni di versamenti. Ben lontani dai 35 che servono per opzione donna o dai 41 che servono per quota 103. Bene, dal 2025 le donne potranno andare in pensione prima dei 67 anni, anche a 65,8 anni di età se hanno avuto più di 3 figli. Sfruttando uno sconto di 4 mesi a figlio fino a massimo 16 mesi per chi ne ha avuti 4 o più. Stessos conto che anticipa l’uscita a 62,8 anni con le pensioni anticipate contributive. E tra l’altro, chi nonostante tutto ormai ha 67 anni, può chiedere pure gli arretrati facendo decorrere la prestazione proprio come lo sconto prevede.
Ape sociale e le altre misure che alla CGIL non piacciono
La CGIL accusa il governo di aver prorogato l’Ape sociale con l’aumento dell’età che è passata da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. E poi accusa di aver cambiato le regole del sistema contributivo che dal 2030 imporrà una pensione pari a 3,2 volte l’assegno sociale per accedere alla pensione anticipata a 64 anni. Tralasciando il fatto che il governo ha inserito una buona nuova, che magari oggi serve a pochi ma che in futuro potrebbe tornare utile. Favorendo di fatto l’accesso alla pensione anticipata contributiva che oggi, escludendo le donne con figli che godono di agevolazioni, ha un limite pari a 3 volte l’assegno sociale come importo della pensione. Bene, dal 2025 gli interessati potranno sfruttare, per raggiungere queste soglie, anche la previdenza complementare per chi ha versato.
Aumento pensioni
La CGIL sostiene che dal 1 gennaio 2025 le pensioni sono più povere con l’abbassamento dei coefficienti di trasformazione. Ma non è certo il governo Meloni che ha deciso questo. Perché in effetti ogni biennio i coefficienti si aggiornano e diventano meno favorevoli se la stima di vita della popolazione cresce.
Solo durante la pandemia i coefficienti sono migliorati. Ma perché le troppe morti avevano abbassato la vita media, non certo perché il governo Conte o il governo Draghi decisero di aumentare le pensioni.
Anche il paventato aumento dei requisiti di accesso alle pensioni di 3 mesi nel 2027 per arrivare a oltre 68 anni di età per la vecchiaia dal 2040 è una cosa che non è ancora definitiva. Ed anche in questo caso sono le regole del sistema a prevedere che se aumenta la vita media della popolazione aumentano i requisiti delle pensioni.
Sulle pensioni e sugli aumenti carenti con tagli della perequazione nel 2023 e nel 2024 la CGIL accusa il governo ed ha prodotto anche manifestazioni. Tralasciando di dire che oggi le pensioni minime sono a 616 euro al mese solo perché per le minime il governo ha deciso di dare un aumento extra del 2,2%. Come lo ha dato nel 2023 con un incremento del 2,7%. Se si guarda alle cifre, nel 2018 il trattamento minimo era a 513, nel 2020 a 515 euro, nel 2021 nessun cambiamento e nel 2022 a 524 euro.
E non è certo colpa del governo se l’ISTAT ha stabilito che la variazione dell’indice dei prezzi è stata solo dello 0,8% nel 2024.