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Per chi non centra la quota 103 nel 2023 resta sempre la quota 87

La cara quota 87 che troppi snobbano diventa spesso un’ancora di salvezza da utilizzare quando tutte le altre misure vengono meno.

Grande è la preoccupazione dei lavoratori in vista delle novità introdotte dalla Legge di Bilancio in ambito pensioni. E tanta è la paura di rimanere senza la possibilità di andare in pensione.

Dopo l’entrata in vigore della Legge Fornero una nuova terrificante parola aleggia nell’aria di chi lavora e deve andare in pensione: “esodati”. Ovvero coloro che sono rimasti senza stipendio per aver lasciato il lavoro, sicuri di aver diritto alla pensione, e sono rimasti fregati dai cambiamenti introdotti dalla nuova riforma.

Il passato insegna

Si prende sempre un grande insegnamento dal passato e si evita di commettere di nuovo gli stessi errori quando hanno portato a così tanti problemi. Per risolvere i quali sono servite numerose salvaguardie spalmate negli anni. E difficilmente un nuovo governo permetterà che una cosa del genere accada ancora.

Per tranquillizzare tutti i lavoratori va detto, però, che la quota 103 non abolisce nessuna misura esistente. Se non la quota 102, che era, comunque in scadenza da sola. Tutte le altre misure resteranno in vigore, Anche se l’Opzione donna con modifiche che l’hanno stravolta.

E se non si riesce ad accedere alla quota 103, resta sempre la possibilità di usare la tanto cara “quota 87”. Visto che ormai va di moda chiamare le pensioni con la quota di età e contributi chiamiamo in questo modo la pensione di vecchiaia 67 +20. 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. Ovvero, proprio una quota 87. Secca. La pensione che è aperta tutti e non esclude nessuno. E che non è a rischio modifiche, cambiamenti o abolizioni.

Alle brutte, si potrà sempre utilizzare quella, anche se restare al lavoro fino a 67 anni non è certo il sogno di chi fa lavori pesanti o usuranti. Ma è sempre una consolazione che, in ogni caso, una via di uscita resta sempre.