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Perché aspettare sanatorie e condoni, le cartelle esattoriali si possono annullare anche senza rottamazione

Addio cartelle esattoriali, senza condoni, sanatorie e rottamazione, ecco la regola dei 220 giorni che sospende la riscossione.

Molti contribuenti sono in attesa del decreto fiscale, cioè del collegato alla manovra di Bilancio. Si tratta dell’atto con cui il governo introduce ogni anno le novità in materia di Fisco, tasse e riscossione. Chi ha delle cartelle esattoriali a suo carico può, oggettivamente, attendere con ansia alcune novità che potrebbero portarlo ad un alleggerimento del suo carico debitorio.
L’attesa per eventuali nuove rottamazioni delle cartelle, o per eventuali nuovi condoni o sanatorie è sempre elevata. Ma perché aspettare sanatorie e condoni, le cartelle esattoriali si possono annullare anche senza rottamazione, e adesso vedremo come.

Perché aspettare sanatorie e condoni, le cartelle esattoriali si possono annullare anche senza rottamazione

Niente sanatorie, rottamazioni, condoni ma questo non vuol dire che chi ha a che fare con le cartelle esattoriali deve per forza di cose provvedere a pagare. Le cartelle esattoriali possono essere annullate a prescindere da tutto quello che il governo farà adesso nella legge di Bilancio e nel suo collegato fiscale. Fu una legge di Bilancio di molti anni fa che stabilì alcune regole sulla sospensione degli atti. Regole ancora oggi vigenti. Si tratta del paracadute per i contribuenti indebitati che hanno cartelle esattoriali con l’Agenzia delle Entrate Riscossione e quindi debiti con gli Enti Pubblici.

La sospensione della riscossione, ecco lo strumento da sfruttare

Un contribuente quando riceve una cartella esattoriale può agire presentando ricorso naturalmente. Ma anche chiedendo tramite istanza, la sospensione dell’atto. Agire contro la cartella esattoriale è possibile. Basta presentare la giusta istanza a cui l’interessato deve allegare la documentazione necessaria a dimostrare la motivazione della richiesta di sospensione della riscossione.
Ma quali sono i motivi che possono portare alla domanda di sospensione della riscossione? Nel dettaglio le motivazioni possono essere:

  • sopraggiunta prescrizione del debito;
  • pagamento del debito già effettuato in precedenza sia se cartella che se ancora debito non a ruolo;
  • sopravvenuto provvedimento di sgravio emesso dall’Ente Pubblico creditore;
  • sopraggiunto sgravio imposto da una sentenza di un Giudice;
  • qualsiasi altra causa che porta all’illegittimità della prestesa dell’Agenzia delle Entrate Riscossione.

La norma che concede la facoltà di chiedere la sospensione della riscossione nasce dalla Legge numero 228 del 24 dicembre 2012 (legge di Stabilità 2012). In base ai dettami dell’articolo 1 comma dal 537 al 543, il contribuente ha diritto entro 60 giorni dalla ricezione della cartella esattoriale, di presentare istanza di sospensione.

Naturalmente come detto, motivando la richiesta di cancellazione della cartella con la documentazione necessaria da allegare all’istanza stessa.

Come funziona la procedura di sospensione delle cartelle esattoriali


A domanda presentata deve poi essere l’Agenzia delle Entrate Riscossione a rispettare dei termini precisi. Perché se è vero che decorsi 60 giorni dalla ricezione dell’atto il contribuente ha perso il treno per ricorrere, lo stesso vale per l’Agenzia delle Entrate Riscossione per controbattere.
Ad istanza ricevuta, l’Agente della Riscossione deve, entro i 10 giorni successivi dalla data di ricevimento dell’istanza, comunicare all’Ente Pubblico da cui la cartella parte (Regione per il bollo auto per esempio, oppure Comune per una multa dei vigili o ancora per l’IMU) ciò che il contribuente ha deciso di produrre.

Il termine perentorio dei 220 giorni, ecco il paracadute

Dopo la comunicazione dell’Agenzia delle Entrate all’Ente creditore, sarà quest’ultimo ad avere il pallino. Infatti sarà l’Ente Pubblico a cui il contribuente deve qualcosa a rispondere. Nel caso, accettando le motivazioni di quest’ultimo e cancellando il debito. Oltre che segnalano all’Agenzia delle Entrate Riscossione che nulla è più dovuto e permettendo al Concessionario alla Riscossione di passare alla cancellazione della cartella.

Oppure rigettando l’istanza e imponendo al contribuente di pagare e all’Agenzia delle Entrate Riscossione di incassare. La procedura prima citata deve espletarsi entro 220 giorni. Decorso questo termine, il contribuente che ha presentato istanza senza avere avuto risposta, può considerare il suo debito e la sua cartella esattoriale come non più dovuta.