Il buono fruttifero postale, da sempre, è il metodo di risparmio preferito dagli italiani. Anche se un tempo si ricavavano interessi molto corposi da questa forma di investimento, e oggi, invece, sono molto più contenuti, nell’immaginario collettivo è rimasto un modo per tenere al sicuro i propri risparmi e al tempo stesso farli fruttare.
Ma conviene davvero investire nei buoni fruttiferi? Vediamo qualche informazione a carattere generale.
Cosa sono i buoni fruttiferi postali
Il buono fruttifero postale è un popolare strumento di investimento, molto utilizzato dai risparmiatori italiani. Viene emesso dalla Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. e distribuito tramite Poste Italiane S.p.A. Questo prodotto è rimborsabile a vista e garantito dallo Stato. Gli interessi applicati ai buoni fruttiferi postali sono determinati al momento della sottoscrizione e variano in base alla tipologia scelta dal risparmiatore.
I buoni postali sono emessi alla pari, cioè per il 100% del valore nominale sottoscritto, e possono essere rimborsati anticipatamente, con il diritto di riottenere il capitale inizialmente investito. Chi investe in buoni fruttiferi, quindi, non corre alcun rischio di perdere il capitale iniziale.
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Rendimenti dei buoni postali
Gli interessi sui buoni postali possono maturare alla scadenza del prodotto o a intervalli precisi, a seconda del tipo di buono sottoscritto. È importante notare che i buoni fruttiferi postali non prevedono costi di sottoscrizione o di rimborso, se non quelli legati agli oneri fiscali.
Inoltre, i buoni fruttiferi postali sono esenti dall’imposta di successione e godono di una tassazione agevolata, pari al 12,5%, che è inferiore rispetto a quella applicata ad altri investimenti, come i titoli di stato (26%).
I rendimenti annui lordi dei buoni fruttiferi postali variano in base alla durata del prodotto, che può andare da pochi anni fino a un periodo di 20 anni. Anche se fino a qualche decennio fa gli interessi erano nettamente più alti, attualmente, i rendimenti variano da circa l’1,50% per i buoni con scadenza triennale, fino al 3% per quelli con una durata di 16 anni.
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Conviene investire in buoni fruttiferi postali o in titoli di stato?
Rispetto ai titoli di stato, i buoni fruttiferi postali generalmente offrono tassi di interesse più bassi. Tuttavia, i buoni fruttiferi postali non sono soggetti alle fluttuazioni di mercato.
In caso di rimborso anticipato, l’investitore ha diritto a riottenere almeno il capitale iniziale, mentre nel caso dei titoli di stato, l’andamento dei tassi di interesse può influire negativamente sul valore di mercato, soprattutto in periodi di aumento dei tassi.
Inoltre, è importante considerare che esistono anche buoni postali più complessi, che prevedono scadenze vincolate o collegamenti a indici di mercato. Questi prodotti, pur offrendo rendimenti potenzialmente più elevati, sono più complicati rispetto ai tradizionali buoni fruttiferi postali ordinari e potrebbero non essere adatti a tutti gli investitori.
I buoni postali ordinari sono sempre trasparenti?
Nonostante la semplicità apparente dei buoni postali ordinari, in passato ci sono stati dei problemi legati alla chiarezza dei rendimenti. Ad esempio, con la serie Q/P emessa tra il 1986 e il 1995, alcuni risparmiatori si sono trovati a dover affrontare difficoltà nel rimborso, poiché il rendimento indicato sul buono non corrispondeva a quello effettivamente corrisposto. Ciò è avvenuto perché il Governo aveva modificato i tassi di interesse tramite decreto senza aggiornare in modo chiaro i tassi indicati nei titoli.
A causa di queste problematiche, numerosi risparmiatori hanno ottenuto risarcimenti grazie all’intervento dell’Arbitro delle controversie finanziarie, che ha accolto le loro richieste.