Oggi sono tanti i lavoratori che sono in pensione grazie alla Quota 100. Perché nel triennio 2019-2021 molti hanno sfruttato la pensione a partire dai 62 anni con 38 di contributi. Sono meno quelli che sono usciti dal 2022 con la Quota 102 a 64 anni di età con 38 anni di contributi, ma ci sono anche loro. E diversi lavoratori dal 2023 ad oggi, hanno sfruttato e continuano a farlo, la quota Quota 103 con 62 anni di età e 412 anni di versamenti. Nel 2024 inoltre ci sarà chi lascerà il lavoro con l’APE sociale. La cui versione 2024 si collega alle prima citate misure per quesiti per via del divieto di cumulo con i redditi da lavoro.
Il divieto di cumulo della pensione con il lavoro
Chi esce o è uscito con queste misure, non può lavorare e arrotondare ciò che piglia di pensione con un reddito da lavoro, tanto da dipendente che da autonomo. Una eccezione esiste a questo divieto. Ed è il lavoro autonomo occasionale. Ma proprio da questo punto di vista, bisogna chiarire una cosa che molti sottovalutano. Basta superare anche di pochi centesimi il vincolo dei 5.000 euro e perdere la pensione è facile. E traendo spunto dagli interpelli all’Agenzia delle Entrate, adesso spiegheremo il perché.
Perdere la pensione è facile, anche per i rimborsi spesa
Una risposta ad un interpello dell’Agenzia delle Entrate di qualche anno fa (interpello n° 482/2022, ndr) sottolinea che:
“Le somme dirette a risarcire le spese sostenute dal professionista per la produzione del reddito, rappresentano il rimborso di un costo che, in quanto inerente all’esercizio dell’attività professionale, ai sensi dell’articolo 54 del TUIR, il professionista ha dedotto dal reddito di lavoro autonomo. Anche a questa ulteriore somma, pertanto, deve essere riconosciuta rilevanza reddituale, in quanto riconduce il reddito alla misura che lo stesso avrebbe assunta qualora non fosse stata sostenuta la spesa per i servizi affidati a terzi.” In pratica ciò che sottolinea la risposta all’interpello dà manforte a quanto si legge sul sito dell’Agenzia delle Entrate e cioè:
”Rientrano nella base imponibile, oltre ai compensi professionali, anche i rimborsi a piè di lista per le spese di viaggio, vitto e alloggio nonché tutte le spese documentate anticipate dal professionista e rimborsate dal committente, anche se le fatture risultano intestate, oltre che al professionista, anche al committente nell’interesse del quale sono state sostenute.”
Cosa significa tutto questo
Chi viene colto a lavorare nonostante il divieto, subirà la sospensione della pensione se questa proviene da Quota 100, 102, 103 o dall’Ape sociale. L’unica attività consentita è quella di lavoro autonomo occasionale fino al tetto massimo di 5.000 euro annui. Chi supera questa soglia in un anno solare, vedrà la sua pensione sospesa. Non mancano soggetti in pensione con una di quelle misure prima citate, che continuano a svolgere attività autonoma, anche se occasionale. Ci sono professionisti in vari settori, da quelli fiscali a quelli assistenziali, da quelli legali a quelli tecnici delle costruzioni. Chi considera solo i compensi per restare dentro la soglia dei 5.000 euro sbaglia. Perché c’è il rischio di superare i 5.000 euro anche per via di somme percepite sotto forma di rimborsi spesa che secondo il Fisco italiano fanno reddito.