Cosa può fare e cosa non può fare il dipendente che utilizza i permessi Legge 104? Una sentenza della Cassazione ha stabilito che il dipendente può essere sanzionato dall’azienda anche se usa solo una piccola parte dei permessi per scopi personali e non per assistere il familiare con handicap. Anche se il dipendente usa un quinto dei permessi per i suoi affari e non per la cura e l’assistenza, l’azienda può sanzionarlo.
La sentenza va guardata, però, sotto un altro aspetto: l’abuso dei permessi Legge 104 comporta il licenziamento, ma se il comportamento, seppur vietato, non è così grave ci si deve limitare alla sanzione. La sentenza 6796 del 2022 riguarda un dipendente licenziato per abuso dei permessi, ma dai Supremi Giudici il licenziamento è stato ritenuto sproporzionato rispetto all’abuso commesso. E proprio per questo motivo il datore di lavoro aveva dovuto pagare un risarcimento al lavoratore (non a reintegrarlo sul posto di lavoro visto che la reintegra è prevista solo nel caso di abuso mai commesso).
Questa lunga premessa per capire cosa si può fare durante i permessi Legge 104? La Legge al riguardo non è chiara e ci si deve basare sulle pronunce della Cassazione per capire dove termina la sottile linea del consentito e dove inizia il vietato.
Permessi Legge 104, cosa si può fare?
La Legge 104 non prevede un regolamento nell’utilizzo dei permessi che prevede soltanto l’assistenza al familiare che può essere anche non continuativa. I permessi, quindi, possono essere usati anche per piccole commissioni e faccende quotidiane. Il caregiver può fare la spesa e pulire la casa, azioni che servono anche affinché la vita quotidiana possa andare avanti. Ma anche queste faccende non devono essere prevalenti al lavoro di cura, possono essere delle “pause” tra un momento di assiste e l’altro.
Nella sentenza 54712 del 2016, sempre la Corte di Cassazione ha sottolineato che la funzione dei permessi è quella di dare aiuto e assistenza al familiare disabile e allo stesso tempo dare sostegno alla famiglia. La Corte, però, sottolinea anche che i permessi vengono riconosciuti anche per permettere al lavoratore che si dedica costantemente al disabile, di avere un breve spazio di tempo da dedicare ai propri bisogni personali.
La cosa che va ricordata, sempre secondo la sentenza, è che l’attività di assistenza deve essere prestata nelle ore in cui il lavoratore avrebbe dovuto svolgere attività lavorativa. I permessi non implicano attività di cura costante nelle 24 ore, ma è necessario che l’assistenza sia costante e al tempo stesso flessibile.
Il lavoratore, quindi, può dedicare parte della giornata in cui ha fruito di un permesso, anche ai propri affari e interessi, a patto che non snaturi i permessi stessi e non lasci l’invalido abbandonato a se stesso.
Cosa si può fare nei giorni di permesso? Non sono vietate le faccende domestiche, si possono accompagnare e andare a riprendere i figli a scuola, ci si può recare in farmacia a comprare medicine. Il caregiver può anche tornare per brevi momenti nella propria abitazione, ma non può usare le ore di permesso per pulire la propria casa, ad esempio. Il caregiver, inoltre, non essendo la natura dei permessi quella di prigionia, può uscire anche a fare una passeggiata e a prendere un po’ d’aria per brevi periodi e vicino casa del disabile.
Cosa non si può fare durante i permessi Legge 104?
Il lavoratore non può stare, durante il permesso, in casa propria a riposare. Si deve recare presso il disabile anche se non è richiesto che si passi anche la notte con il familiare titolare di Legge 104.
Non si possono svolgere attività a carattere ludico che non comprendano anche il disabile: il caregiver, quindi, non può andare in palestra, al bar o a fare una gita. Non si può dedicare il tempo dei permessi per fare lavoretti in casa propria, per svolgere altre prestazioni lavorative o per andare i discoteca. La giornata dei permessi deve essere dedicata al disabile, anche se non tutta, in prevalenza.