Più alta la pensione prima arriva, ecco perché chi ha stipendi bassi è penalizzato anche dopo Più alta la pensione prima arriva, ecco perché chi ha stipendi bassi è penalizzato anche dopo

Più alta la pensione prima arriva, ecco perché chi ha stipendi bassi è penalizzato anche dopo


Prendere una pensione bassa dopo aver preso uno stipendio basso per gran parte della vita lavorativa è una cosa logica diremmo. Meno logico è il fatto che una pensione bassa significa prenderla anche più tardi. Sembra proprio il caso di dirlo, penalizzati durante il lavoro penalizzati anche dopo. La giustizia sociale non regna nel sistema lavoro e pensioni nostrane. Ecco una analisi del meccanismo che di fatto produce ciò che abbiamo sottolineato sopra.

Più alta la pensione prima arriva, ecco perché chi ha stipendi bassi è penalizzato anche dopo

Soprattutto nel sistema contributivo, la pensione è commisurata all’ammontare dei contributi versati. Che a loro volta sono commisurati alla retribuzione percepita. Significa che più alto è lo stipendio, più importanti sono i contributi che si versano e di conseguenza più importante è la pensione che si prende. Per contro, l’esatto contrario, perché meno alto lo stipendio meno vale il 33% di aliquota contributiva che viene destinata alla pensione futura che diventa automaticamente più misera. Infatti un lavoratore dipendente versa il 33% di aliquota contributiva sullo stipendio. Ed il 33% di 1.000 euro è inferiore al 33% di 2.000 euro per una semplice questione matematica. Ma se uno stipendio più basso alla fine produce una pensione più bassa, per evidenti ragioni e per oggettività matematica, nessuno può dire il contrario se sosteniamo che uno stipendio più basso rischia di generare anche una pensione presa in ritardo rispetto alle possibilità che ha chi ha retribuzioni maggiori.

Ecco i penalizzati da stipendio, contributi e pensioni

Ci sono misure che hanno un tetto minimo di pensione da raggiungere per essere percepite dai lavoratori. In pratica se non si arriva ad un importo soglia della pensione nonostante i requisiti maturati, il lavoratore non potrà andare in pensione. Questo vale per i contributivi puri, lavoratori che hanno il primo accredito contributivo a qualsiasi titolo versato dopo il 31 dicembre 1995. Si tratta dei cosiddetti nuovi iscritti o dei contributivi puri, cioè contribuenti che hanno iniziato con i versamenti solo in epoca contributiva. Per loro le regole di pensionamento sono leggermente differenti. Per esempio la pensione di vecchiaia si centra solo se insieme ai soliti 67 anni di età e 20 anni di contributi, il lavoratore raggiunge un importo della pensione non inferiore a 534,41 euro al mese nel 2024. Cioè non inferiore all’attuale importo dell’assegno sociale. Con uno stipendio medio nella carriera molto basso, ecco che diventa più difficile centrare il requisito minimo di imposto della prestazione. Che rischia di diventare ancora più ostico per quanti potrebbero avere accesso alla pensione anticipata contributiva.

Lo stipendio incide su diritto e calcolo dei trattamenti previdenziali


Se con retribuzioni basse è difficile arrivare anche ad un importo relativamente basso come i 534,41 euro dell’assegno sociale per le pensioni di vecchiaia, figuriamoci ciò che accade alle pensioni anticipate contributive. Per questa misura l’importo minimo della pensione per poter uscire a 64 anni di età con 20 anni di contributi come la misura prevede, deve essere pari ad almeno 3 volte l’assegno sociale. Significa che bisogna arrivare a 1603 euro circa di pensione mensile. Solo per le lavoratrici con figli il tetto scende. perché basta un trattamento di circa 1.390 euro al mese per le lavoratrici che hanno avuto più figli nella loro vita. Infatti la soglia è pari ad almeno 2,6 volte l’assegno sociale. Invece con un solo figlio la soglia sale a 2,8 volte l’assegno sociale. Significa quindi che un lavoratore che ha stipendi tali da non garantirgli una pensione pari a 3 volte l’assegno sociale, in pensione a 64 anni non ci potrà andare. Mentre chi ha retribuzioni più alte si. Allo stesso modo, se lo stesso lavoratore ha retribuzioni tali da non garantirgli nemmeno una pensione pari all’importo dell’assegno sociale, nemmeno a 67 anni andrà in pensione. E tutto slitterà a 71 anni, quando non ci sono limiti all’importo minimo della prestazione. E quando anche con solo 5 anni di contributi in pensione i contributivi puri ci vanno comunque.