Dal 2025 sarà più facile andare in pensione a 64 anni, ecco le novità e perché servono 25 anni di contributi. Dal 2025 sarà più facile andare in pensione a 64 anni, ecco le novità e perché servono 25 anni di contributi.

Più facile andare in pensione a 64 anni nel 2025, servono 25 anni di contributi

Dal 2025 sarà più facile andare in pensione a 64 anni, ecco le novità e perché servono 25 anni di contributi.

Alla fine quando tutto sembrava fermo alla legge di Bilancio uscita come bozza il 15 ottobre scorso, anche sulle pensioni ecco comparire una novità. Un emendamento della Lega rende più facile andare in pensione a 64 anni nel 2025. Infatti vengono inserite delle novità che potrebbero fare comodo a partire dal 2025 a determinati lavoratori che rischiano seriamente di dover attendere i 67 oppure i 71 anni per andare in pensione.
Ecco di cosa si tratta e cosa cambia in concreto.

Più facile andare in pensione a 64 anni nel 2025, ecco come funziona invece adesso per i contributivi puri

La pensione di vecchiaia ordinaria è una misura che si centra una volta raggiunti i 67 anni di età ed i 20 anni di contributi. Ma se il contribuente ha il primo accredito a qualsiasi titolo di contribuzione dopo il 31 dicembre 1995, serve arrivare pure ad una pensione pari a 534,41 euro nel 2024, perché deve essere almeno pari all’assegno sociale altrimenti non si prende. Ma sempre per chi ha iniziato a versare dopo il 1995 ci sarebbe una possibilità allettante di andare in pensione a 64 anni di età. Perché c’è quella che si chiama pensione anticipata contributiva, che si completa a 64 anni di età e sempre con almeno 20 anni di versamenti. Ma solo arrivando ad una pensione pari a 3 volte l’assegno sociale, cioè circa 1.603 euro al mese (534,41 moltiplicato per 3). Va leggermente meglio alle lavoratrici, che possono invece pensionarsi con un trattamento anche pari a 2,8 volte l’assegno sociale se hanno avuto un figlio, o pari a 2,6 volte l’assegno sociale se hanno avuto 2 o più figli.
Chi non riesce ad andare in pensione a 64 anni di età, perché non arriva a questa soglia, o perché non ha i 20 anni di versamenti, e se per le stesse ragioni non riesce ad uscire dal lavoro nemmeno a 67 anni, potrà poi pensionarsi a 71 anni. Quando basterebbero pure solo 5 anni di versamenti contributivi, e quando non ci sono limiti di importo della pensione da raggiungere.

Soglie impossibili da raggiungere il più delle volte per la pensione a 64 anni di età

Ciò che mette a rischio la pensione degli anni futuri a molti lavoratori è proprio l’importo soglia della prestazione. Difficile arrivare alle cifre che prima abbiamo elencato. Ecco che con la manovra di Bilancio il governo corre ai ripari. Sulla carta, facilitando l’accesso alla pensione facilitando quindi il raggiungimento di queste soglie. Ma come? Aggiungendo a quanto si arriva a maturare con la pensione dell’INPS, ovvero con la previdenza obbligatoria, quanto si è maturato con la previdenza integrativa. naturalmente per chi versa. la somma di rendita da previdenza integrativa con rateo di pensione maturata potrebbe facilitare il raggiungimento, per esempio, degli oltre 1.600 euro di pensione pari a 3 volte l’assegno sociale utile ad uscire a 64 anni con le pensioni anticipata contributive. E con un emendamento della Lega, a prima firma della Deputata Tiziana Nisini, ecco che si mette in chiaro il meccanismo di ciò che l’articolo 28 della bozza della legge di Bilancio in qualche modo prevedeva.

I fondi pensione integrativi, la pensione dell’INPS e le novità

Grazie ai fondi integrativi e alla pensione maturata dai contribuenti in questo fondo, è più semplice uscire nei prossimi anni con 64 anni di età. Nell’emendamento si legge che tutto resta invariato, cioè con pensione a 64 anni di età e 20 anni di contributi ed una pensione minima pari a 3 volte l’assegno sociale per chi non opta per la fusione tra pensione statale e fondo pensione. Per chi invece sceglie questa via di favore, ecco che i contributi da raggiungere fino al 2029 saranno pari a 25 anni e non a 20 anni. E poi dal 2023 serviranno 30 anni di versamenti. Oltretutto chi aderisce a questa possibilità deve anche fare i conti con un’altra novità che è il divieto di cumulo dei redditi da lavoro con i redditi di pensione. In pratica, chi va in pensione in questo modo, raggiungendo le soglie utili all’uscita con la pensione maturata sia nella previdenza obbligatoria che in quella complementare, non potrà svolgere alcuna attività lavorativa sia da dipendente che da autonomo. E come per la quota 103 di oggi o per le vecchie quota 100 e quota 102, si potrà solo svolgere un lavoro autonomo a carattere occasionale fino alla soglia di 5.000 euro per anno solare.