In genere si considera precoce il lavoratore che ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni di età. Ma c’è una misura che invece fissa a prima dei 19 anni l’inizio della carriera utile ad essere considerato precoce. Ma solo per una misura che è destinata proprio a chi oltre ad aver iniziato a lavorare presto ha avuto fortuna. Perché trovare un lavoro lungo, duraturo e costante, non può che essere considerata una fortuna. La quota 41 per i precoci è la misura destinata a questi lavoratori. Ed è una misura che per il solo fatto di non avere limiti anagrafici, può far accedere alla quiescenza anche prima dei 60 anni di età.
Precoci in pensione prima dei 60 anni con la loro quota 41
La quota 41 è appannaggio di lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima dei 19 anni di età ed hanno completato 12 mesi di versamenti anche in maniera discontinua, ovvero frutto di spezzoni di contributi. Si va in pensione con 41 anni di contributi, senza alcun limite di età. Possono godere di questo vantaggio gli iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) o alle forme sostitutive ed esclusive della stessa. Dei 41 anni di contributi, 35 devono essere neutri da quelli di disoccupazione e malattia.
Ecco le categorie a cui si applica la quota 41 per i precoci
La quota 41 per i precoci riguarda solo determinati contribuenti. Perché altrimenti staremmo a parlare di quota 41 per tutti, che resta una misura ipotetica per il futuro, ma che oggi ancora non esiste. Tornando alla quota 41 per i precoci, la misura si applica a:
- disoccupati che da 3 mesi hanno terminato di percepire la Naspi;
- lavoratori che assistono da almeno sei mesi un familiare stretto e convivente con grave o gravissimo stato invalidante;
- lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%;
- lavoratori che svolgono una delle 15 attività gravose previste da almeno 7 degli ultimi 10 anni o da almeno 6 degli ultimi 7 anni.