Uscire prima da lavoro e prendere prima la pensione. Oppure rimandare l’uscita, ma prendendo una pensione nettamente più alta. L’Amletico dubbio di molti lavoratori è questo.
Soprattutto perché ci sono misure che vanno ben studiate perché effettivamente mettono di fronte gli interessati a due vantaggi diversi. Che possono essere più o meno valutati in base al singolo lavoratore ed a quello che vogliono fare del loro futuro.
Prenderà oltre 2.000 euro di pensione in più chi può uscire a 63 ma rimanda a 64 anni la quiescenza
Molti lavoratori possono andare in pensione a 63 anni. E non parliamo dell’Ape Sociale ma di una misura strutturale che non prevede un numero elevatissimo di contributi. La misura è la pensione anticipata contributiva. E i beneficiari di questa potenziale uscita a 63 anni sono alcune lavoratrici.
La pensione anticipata contributiva è una misura che è destinata solo a chi non ha contributi prima del 1996 e quindi che rientra in tutto nel sistema contributivo.
Ma la misura per le donne è più vantaggiosa sotto diversi aspetti. Prendiamo per esempio i requisiti. Per le donne che hanno avuto dei figli i vantaggi sono evidenti. Infatti per la pensione anticipata contributiva bisogna arrivare a:
- 64 anni di età almeno;
- 20 anni di contributi almeno;
- una pensione non inferiore a 3 volte l’assegno sociale.
Pensione anticipata contributiva per le lavoratrici madri, ecco lo sconto
L’ultimo requisito per le donne con figli avuti è nettamente scontato. Infatti si parla di 2,8 volte l’assegno sociale come importo minimo da raggiungere per la pensione, se la lavoratrice ha avuto almeno un figlio. Invece si parla di 2,6 volte l’assegno sociale come importo minimo da raggiungere per la lavoratrice che ha avuto almeno due figli.
Se i vantaggi in termini di requisiti sono evidenti per le lavoratrici, lo sono ancora di più quelli che vedremo adesso. Perché davvero la pensione anticipata contributiva permette ad una donna che ha avuto dei figli, di godere di due diverse agevolazioni, alternative tra loro ma entrambe molto vantaggiose.
In primo luogo una lavoratrice che ha avuto dei figli può godere di uno sconto di 4 mesi per ogni figlio avuto fino a massimo 12 mesi di sconto per chi ha avuto almeno 3 figli. E lo sconto è sull’età pensionabile. Significa che a 63 anni una lavoratrice che ha avuto almeno 3 figli può godere di questa agevolazione, specificandola nella domanda di pensione.
Naturalmente con 2 figli lo sconto è di 8 mesi e l’uscita è dai 63 anni e 4 mesi, mentre con un solo figlio lo sconto è di 4 mesi e l’uscita è dai 63 anni e 8 mesi.
Anche una pensione più alta per chi può rimandare di un solo anno l’uscita
Chi non è interessata a lasciare il lavoro prima, può, rinunciando a questo sconto sull’età pensionabile, ottenere una pensione più alta. In primo luogo perché verserà, se continua a lavorare, un anno in più di contributi. Poi perché il coefficiente di trasformazione dei contributi in pensione è più favorevole a 64 anni rispetto che a 63 anni e questo già a parità di montante, genera una pensione più alta.
Ma soprattutto il vantaggio deriva dal fatto che si può scegliere, sempre indicando nella domanda di voler godere di questo beneficio, un coefficiente ancora migliore e basato sui figli avuti. Una vecchia norma della riforma Dini per i contributivi puri infatti prevede un calcolo più vantaggioso per le lavoratrici madri.
Il calcolo più favorevole, così prenderà oltre 2.000 euro di pensione in più chi può uscire a 63 ma rimanda a 64 anni la quiescenza
Infatti chi ha avuto uno o due figli e sceglie questo vantaggio, ha diritto ad un calcolo della pensione con il coefficiente di un anno migliore. E se abbiamo detto che per il semplice fatto che una pensione a parità di montante è più alta a 64 anni rispetto che a 63 anni, lo è anche per una pensione a 65 anni e non a 64 anni.
Infatti con uno o due figli la pensione della lavoratrice che esce a 64 anni con le anticipate contributive sarà liquidata come se fosse uscita a 65 anni. Per chi invece ha avuto 3 o più figli, ancora meglio. Infatti la pensione verrebbe liquidata con il coefficiente dei due anni superiori, ovvero a 66 anni.
Ecco la guida al calcolo e come capire il guadagno che c’è sul trattamento
Entrando maggiormente nel dettaglio, ecco alcuni esempi chiarificatori. Una lavoratrice a 63 anni prende una pensione da una operazione che prevede il montante contributivo maggiorato della rivalutazione annuale sopraggiunta a partire dall’anno del versamento, moltiplicato per il coefficiente di 5,028%.
A 64 anni la stessa operazione prevede il coefficiente 5,184%. A 65 il coefficiente è di 5,353% ed a 66 anni è di 5,531%. Un montante contributivo rivalutato e pari a 450.000 euro, a 63 anni produce una pensione di 22.626 euro lordi all’anno.
A 64 anni invece si passa ad un trattamento lordo annuo di 23.328 euro. Ed infine a 65 e 66 anni si arriva rispettivamente ad una pensione di 24.088,50 euro e 24.889,50 euro, sempre lordi e sempre all’anno.
A conti fatti prenderà oltre 2.000 euro di pensione in più chi può uscire a 63 ma rimanda a 64 anni la quiescenza. E per un solo anno in più di attesa.