Quale sarà l’importo della futura pensione? L’importo della pensione che una persona riceverà una volta terminata la sua carriera lavorativa dipende da una serie di fattori. Questi non sono determinati solo dal numero di anni in cui si è lavorato, ma anche dalle modalità con cui sono stati versati i contribuiti, dal reddito percepito durante la vita lavorativa e dall’età in cui si decide di andare in pensione. Conoscere questi elementi è fondamentale per pianificare una pensione che consenta di mantenere il proprio tenore di vita anche dopo la fine della carriera lavorativa perchè si rischia di percepire una pensione ben lontana dall’ultimo stipendio.
A influire è l’età di pensionamento
L’età a cui si decide di andare in pensione è uno dei fattori chiave che influenzano l’importo della pensione. In molti sistemi previdenziali, inclusi quello italiano, l’età pensionabile è legata a regole precise e dipende da vari parametri, come l’aspettativa di vita e le riforme in atto. Tuttavia, l’età di pensionamento ha un impatto diretto sul calcolo dell’assegno pensionistico.
La pensione anticipata, che consente di ritirarsi prima dell’età standard, comporta generalmente una riduzione dell’importo dell’assegno rispetto alla pensione che si sarebbe avuta a 67 anni. Questo avviene perché i contributi sono di meno rispetto a quelli che si sarebbero versati fino a 67 anni e, in più, si allunga il periodo in cui si riceve la pensione, comportando quindi un maggiore esborso da parte dell’ente previdenziale che, quindi riduce l’importo mensile.
Il sistema pensionistico italiano si basa su un sistema contributivo per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996. Ciò significa che la pensione dipende principalmente dai contributi effettivamente versati durante la carriera lavorativa. Ritardare la pensione permette quindi di accumulare più contributi, incrementando il valore della pensione futura.
I contributi versati durante la carriera: quanto pesano?
Il sistema pensionistico italiano si basa sul principio della ripartizione per il passato, ma sul principio della capitalizzazione per le pensioni future, specie per chi ha cominciato a versare contributi dopo il 1996. In altre parole, il livello della pensione è strettamente legato ai contributi versati nel corso della propria vita lavorativa.
Con il sistema contributivo, più alto è il reddito su cui si pagano i contributi, maggiore sarà l’importo della pensione. L’aliquota contributiva (per i dipendenti è del 33%), infatti, viene applicata sul reddito da lavoro dichiarato, e una percentuale di questo reddito viene destinata alla previdenza sociale. L’importo finale della pensione sarà quindi proporzionale a quanto è stato versato nel tempo, a differenza di un sistema retributivo che si basa sugli ultimi stipendi percepiti.
Chi ha avuto carriere lavorative discontinue, con periodi di disoccupazione o lavori a bassa remunerazione, avrà versato meno contributi, e ciò si rifletterà negativamente sull’importo finale della pensione. Per questo motivo, molte persone che hanno avuto carriere non lineari si trovano con pensioni più basse rispetto a chi ha avuto una carriera stabile con continui versamenti.
A tutto questo si deve aggiungere, poi, la contribuzione figurativa. Alcuni periodi di inoccupazione, come la maternità, la malattia o la disoccupazione, possono essere coperti da contributi figurativi, che consentono di non penalizzare troppo la pensione in caso di interruzioni. Tuttavia, l’entità di questi contributi dipende dal tipo di supporto e dalle normative specifiche di ciascun periodo lavorativo. E potrebbe non riflettere i contributi che si versano in costanza del rapporto di lavoro e abbassare l’importo dell’assegno.
Conta anche il reddito durante la vita lavorativa
Il reddito percepito nel corso della carriera lavorativa è un altro fattore determinante nell’importo della pensione. In generale, più alto è il reddito, maggiore sarà l’importo del contributo previdenziale versato, e, di conseguenza, maggiore sarà l’assegno pensionistico.
I lavoratori che guadagnano di più versano contributi più elevati, quindi beneficeranno di una pensione più alta. L’importo della pensione dipende dal reddito su cui si calcolano i contributi. Le pensioni di chi ha avuto redditi elevati durante la vita lavorativa tendono ad essere più generose, mentre per chi ha guadagnato meno, l’assegno sarà più basso.
In ogni caso in Italia le pensioni più basse vengono integrate dallo Stato, per garantire un minimo di sicurezza economica ai lavoratori con redditi bassi (integrazione al trattamento minimo che garantisce, nel 2024 una pensione di circa 600 euro al mese). Tuttavia, anche con queste integrazioni, la pensione finale potrebbe non essere sufficiente a mantenere lo stesso tenore di vita che si aveva da lavoratori.
Potrebbe interessarti anche: