Tra le tante promesse mancate, il superamento della legge Fornero è senza dubbio ai primi posti quando parliamo dell’operato del governo. Infatti su questo si muovono le accuse di opposizione e sindacati nei confronti del governo Meloni. La riforma delle pensioni è oggettivamente difficile da mettere in atto, perché da un lato bisogna fare i conti con le ristrettezze economiche, con la riduzione della spesa previdenziale e con tutte le altre problematiche che tutti conoscono. Ma dall’altro bisogna dare risposta ad una platea, che è quella dei lavoratori, che cerca risposte.
Eppure il fatto che il nostro sistema previdenziale è tutto contributivo ormai, dovrebbe favorire quanto meno l’inserimento di una maggiore flessibilità in uscita. Ben maggiore di quella che offre la quota 103 che è una misura che anche il sito dell’INPS chiama pensione anticipata flessibile. Ma che di flessibile ha poco visto che ci vogliono 62 anni di età e ben 41 anni di contributi per rientrare. Una via percorribile secondo noi è quella della quota 89. Ma di cosa si tratta davvero?
Quota 89 con 64 anni di età e la pensione può diventare realtà
Stop alla riforma Fornero con quota 89, nuova flessibilità in uscita con penalizzazioni diverse e bonus per chi rimanda l’uscita. Sarebbe questa la via che si potrebbe prendere. Cavalcando alcune proposte del passato che finirebbero con il rendere davvero superabile la legge Fornero.
Ormai la legge Fornero ha fatto il suo tempo. I tempi sono cambiati e intervenire sul sistema è necessario. Ogni governo che ha provato a correggere la legge previdenziale si è dovuto scontrare con problemi di vario genere. La spesa previdenziale va ridotta, ci sono i vincoli di bilancio di Bruxelles e i dati che guardando al futuro finiscono con il mettere a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico. Ecco perché misure come la quota 41 per tutti, che ormai dal 2021 la Lega propone, difficilmente potranno vedere i natali. A meno che non si inseriscano penalizzazioni e tagli di platea, rendendola non tanto “per tutti”, ma limitata a determinate categorie.
La pensione con quota 89, ma con bonus e penalizzazioni
Lo stop alla legge Fornero passa da una eventuale introduzione di una pensione flessibile che consenta ai lavoratori di uscire prima dal mondo del lavoro ma a libera scelta. Perdendo pensione uscendo prima. Ma anche guadagnando sia dal punto di vista reddituale che pensionistico, rimandando le uscite.
Più o meno quello che ha proposto sul finire del 2024 il CNEL, cioè il pool di esperti che è stato incaricato di trovare una soluzione atta a dire addio alla riforma Fornero con una proposta di nuova riforma da consegnare al parlamento. La soluzione sarebbe una quota 89, con maggiore flessibilità, ma anche con tagli sulla pensione per chi esce prima e al contrario, premi per chi resta in servizio.
La nuova quota 89 per tutti è possibile?
Una quota 89 con uscite ad età variabili a partire da 64 anni e per finire ai 72 anni. Con almeno 25 anni di contributi versati ma solo se la pensione arriva ad un importo non più basso di 1,5 volte l’assegno sociale.
Con in più bonus a chi rinvia l’uscita oltre i 67 anni di età e tagli o penalizzazioni per chi anticipa ed in maniera proporzionale agli anni di anticipo. Perché quota 89? Perché la somma di età e contributi partendo dalla soglia minima cioè 64 anni di età e 25 anni di versamenti dà la somma di 89.