Nessuna retroattività delle nuove regole del reddito di cittadinanza che il governo sta partorendo. In pratica, salvaguardati quanti lo stanno già ricevendo, che non dovrebbero rischiare di perderlo. Chi deve prenderlo per 18 mesi dovrebbe avere il diritto salvaguardato. Usare il condizionale però è d’obbligo, perché un adempimento i beneficiari della misura devono comunque farlo ogni anno ed è quello del rinnovo dell’ISEE. Il governo Meloni ha già dichiarato di non voler cancellare subito la misura, ma la fine del reddito di cittadinanza deve essere graduale. Modificare le soglie dell’ISEE per chi è già in corso di fruizione del sussidio non è certo ipotesi irreale. A maggior ragione che il governo sembra intenzionato a varare una riforma basata sul limite di età dei beneficiari.
Il nuovo reddito di cittadinanza 2023, cosa cambia?
Non si può trattare chi non può lavorare, alla stregua di chi invece può farlo, è il mantra che continuano a ripetere noti esponenti del governo. Tradotto in termini pratici, via ad una riforma del reddito di cittadinanza che deve guardare ai fragili e deve essere basato sui limiti anagrafici. Basta giovani fermi al palo, senza lavoro e nemmeno alla ricerca di lavoro perché prendono il sussidio. Si limita la platea degli aventi diritto quindi, con buona pace di chi adesso lo prende e fa così anche da 3 anni a questa parte.
Le modifiche in arrivo
Riduzione della durata del sussidio, perché decorsi i primi 18 mesi non può essere erogato di nuovo per altri 18 mesi e poi per altri 18 ancora. In pratica da quando è stato inserito, ci sono famiglie che lo stanno percependo da 43 mesi. Eliminando i due mesi di stop del primo e del secondo rinnovo, 41 mesi di sussidio a novembre 2022. Troppi evidentemente, soprattutto per una misura che si prefiggeva l’obbiettivo di ricollocare al lavoro i beneficiari. Evidentemente se da 3 anni ed 7 mesi ci sono anche giovani (saranno pochi rispetto alla platea come sottolinea il Movimento 5 Stelle, ma ci sono), che sono ancora alle prese col sussidio, qualcosa della misura non ha funzionato. Per questo si pensa ad accorciare i tempi di fruizione del sussidio, portandolo a 12 mesi al secondo rinnovo e a 6 mesi per quelli successivi. Con pause di 6 mesi senza reddito di cittadinanza da un rinnovo all’altro. In modo tale da fare frequentare ai questi soggetti corsi di formazione durante questi 6 mesi, magari pagandoli coi fondi europei.