Cambio in arrivo per il reddito di cittadinanza, anche se non dovremmo nemmeno chiamarlo così visto che questa misura scomparirà come programmato, il 31 dicembre 2023. Ma non sarà possibile eliminare la misura senza introdurne un’altra capace di contenere le problematiche di povertà in cui sempre più famiglie stanno cadendo. E dal governo fanno sapere che non sarà lasciato indietro nessuno, che i fragili godranno comunque di un aiuto. Ma anche i non fragili avranno qualcosa da poter percepire se si trovano in difficoltà.
Reddito di cittadinanza nel 2024 con una formula nuova
Il reddito di cittadinanza è nato come sussidio contro la povertà e come strumento di nuovo inserimento sociale e lavorativo dei beneficiari. Nato per essere erogato in tranche da 18 mesi rinnovabili di 18 in 18. Adesso la misura è stata accorciata nettamente per famiglie composte da soggetti tra i 18 e i 59 anni di età. Per queste famiglie sussidio massimo di 7 mesi. Per le altre famiglie, al cui interno c’è un soggetto con 60 anni già compiuti, un minorenne o un invalido, la durata del sussidio è fino al 31 dicembre 2023. Se c’è una accusa che può essere mossa alla misura riguarda proprio il meccanismo iniziale. Il reddito di cittadinanza introdotto nel 2019, prometteva di concedere ai beneficiari un sussidio massimo di 18 mesi perché in questo lasso di tempo lo Stato avrebbe dovuto trovare nuovo lavoro ai beneficiari. Proprio sulle politiche attive del lavoro c’è il principale fallimento della misura. Basti pensare che dal 2019 ad oggi, ci sono famiglie che godono del sussidio da ormai 40 mesi. Significa che qualcosa non ha funzionato, e che gli errori sono stati molti. Errori che le nuove misure che sostituiranno il reddito di cittadinanza non dovranno commettere.
Le nuove vie di contrasto alla povertà
A prescindere dal nome che verrà dato alla nuova misura di contrasto alla povertà, una cosa certa è che la platea dei beneficiari sarà distinta come oggi tra fragili e attivabili. In pratica a chi vive con redditi prossimi alla soglia della povertà, ma non può, per ovvie ragioni lavorare, lo Stato darà una mano pagando un sussidio mensile più o meno come oggi. Dove c’è un minorenne ed un solo genitore, è evidente che non si sarà la possibilità di portare quel genitore a lavorare, almeno nella stragrande maggioranza dei casi. Con gli invalidi la stessa cosa. E un soggetto oltre i 60 anni di età non potrà certo essere ricollocato al lavoro. Per gli altri invece, le politiche attive devono essere potenziate. Per fare ciò, la nuova misura dovrà per forza di cose avere corsi di formazione, proposte di lavoro e programmi di ricollocazione all’avanguardia. Ma anche questi attivabili al lavoro dovranno avere una fonte di reddito garantita mentre si formano per essere inseriti nel mondo del lavoro. Inoltre servirà potenziare la misura per le famiglie numerose. Oggi infatti la differenza in termini di sussidio percepito tra chi vive solo o chi vive con tre o più figli, è minima.