Ultimamente per quanto riguarda il reddito di cittadinanza si è parlato tanto di ipotetiche nuove modifiche alla misura. E nuovi cambiamenti potrebbero arrivare per quanto riguarda le regole per l’assegnazione del beneficio e i vincoli per il mantenimento della loro erogazione. Ormai appare chiaro che per colpa di una crisi economica senza precedenti, cancellare del tutto la misura non è possibile. Una misura che ha rappresentato una scialuppa di salvataggio per quelle famiglie che maggiormente hanno subito gli effetti di questi oltre due anni di crisi economica a più livelli. Niente cancellazione quindi anche se negli ultimi giorni trapela l’intenzione del governo di cancellare la misura sostituendola con un’altra. Una via che naturalmente nasconde anche dei risvolti politici. È evidente che il reddito di cittadinanza sia una misura a forti tinte gialle, nel senso che è un cavallo di battaglia del Movimento 5 Stelle. Cancellarla significherebbe per il governo di centro-destra, mettere distanza con il passato e con il governo che per tutta la durata della Legislatura, ha sempre avuto il Movimento 5 Stelle in maggioranza. E così che dal reddito di cittadinanza si potrebbe passare al nuovo reddito di sussistenza. Nuovo nome e nuova struttura.
Ai Comuni l’onere della gestione della nuova misura reddito di sussistenza
Per gestire il nuovo reddito di sussistenza al posto di quello di cittadinanza, saranno probabilmente scelti i Comuni. Finita quindi l’esperienza dell’INPS come ente a cui era rimandato il compito di gestire la misura. I Comuni Infatti essendo enti locali potrebbero avere un doppio vantaggio da questo punto di vista. In primo luogo sarebbero più pronti per il tramite dei servizi sociali, a trovare le situazioni familiari più precarie e che meriterebbero l’attenzione di una misura assistenziale come resterebbe anche il reddito di sussistenza. Inoltre avrebbero il compito di garantire quello che forse l’INPS non è riuscito a fare in questi anni. Migliorare o controlli. Cosa questa che l’INPS non è riuscita a fare nemmeno con l’aiuto delle banche dati e dell’Ispettorato del lavoro. Infatti i Comuni potrebbero più facilmente operare. In modo tale da evitare che si ripetano le esperienze negative dei furbetti del reddito di cittadinanza che in questi anni hanno fatto la voce grossa per quanto riguarda il sussidio.
Redditi di sussistenza a chi ne ha davvero bisogno
Il reddito di sussistenza diventerebbe una misura tipicamente destinata a famiglie bisognose di aiuto. Famiglie che al loro interno hanno situazioni critiche legate a invalidità, minori a carico o soggetti non attivabili al lavoro come lo sono gli anziani. Via quindi ad una nuova stagione dell’assistenzialismo in Italia, con il reddito di sussistenza che finirebbe con il ribaltare la concezione tipica di un sussidio che si è materializzato in questi anni.