In questi ultimi giorni non si parla di altro che del referendum di cittadinanza per il quale associazioni e movimenti che hanno raggiunto la quota di 500.000 firme ben prima del 30 settembre. Grazie a questo referendum l’Italia potrebbe allinearsi alle norme già previste dalla maggior parte dei Paesi Europei che prevedono il riconoscimento della cittadinanza dopo 5 anni di permanenza legale nel Paese.
In Italia questo permetterebbe a chi ha residenza da oltre 5 anni in Italia non solo di chiedere la cittadinanza, ma anche di trasmetterla ai propri figli minorenni. Attualmente l’Italia concede la cittadinanza agli stranieri dopo 10 anni di permanenza legale e con il referendum sarebbe proposto il quesito di dimezzare il termine portandolo a 5 anni (così come era previsto prima del 1992).
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Il problema della cittadinanza
Fino a oggi la politica è rimasta pressoché immobile di fronte al problema della cittadinanza di migliaia di persone che, pur essendo nate e cresciute in Italia, che vivono, studiano e lavorano nel nostro Paese e non riescono, allo stesso tempo, a diventare cittadini italiani a tutti gli effetti.
Le associazioni che promuovono il referendum sottolineano che diminuire gli anni per la concessione della cittadinanza non toglierebbe nulla a nessuna, ma anzi aiuterebbe l’intero Paese.
Il comitato promotore spiega che:
“Questa semplice modifica rappresenterebbe una conquista decisiva per la vita di molti cittadini di origine straniera (secondo le stime si tratterebbe di circa 2.500.000 persone) che, in questo Paese, non solo nascono e crescono, ma da anni vi abitano, lavorano e contribuiscono alla sua crescita. Partecipare agevolmente a percorsi di studio all’estero, rappresentare l’Italia nelle competizioni sportive senza restrizioni, poter votare, poter partecipare a concorsi pubblici come tutti gli altri cittadini italiani. Diritti oggi negati. Il Referendum vuole allineare l’Italia ai maggiori paesi europei che hanno già compreso come promuovere diritti, tutele e opportunità garantisca ricchezza e crescita per l’intero Paese. Siamo figlie e figli d’Italia”
Referendum cittadinanza, cosa dice il quesito?
Il quesito che si potrebbe leggere sulla scheda elettorale è il seguente:
“Volete voi abrogare l’art. 9, comma 1, lettera b), limitatamente alle parole “adottato da cittadino italiano” e “successivamente alla adozione”; nonché la lettera f), recante la seguente disposizione: “f) allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica.”, della legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza”?”.
Il quesito mira a modificare l’articolo 9 della legge 91 del 1992 sulla cittadinanza che si basa sullo ius sanguinis (diritto di sangue). La norma attuale prevede che è cittadino italiano dalla nascita chi ha padre e madre italiani.
Per lo straniero nato in Italia, invece, la legge prevede che “può divenire cittadino italiano a condizione che vi abbia risieduto legalmente e ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età e dichiari, entro un anno dal compimento della maggiore età, di voler acquistare la cittadinanza italiana”.
Non è certo che si voti
Il primo risultato è stato raggiunto, ma ora serve il parere della Corte Costituzionale e, se positivo, in sede di votazione alle urne deve essere raggiunto il quorum (50% +1) altrimenti il referendum non è valido.