In anticipo rispetto al previsto, il governo Draghi ha deciso di riaprire bar e ristoranti già dal 26 aprile. Serve naturalmente che la zona dove sorgono queste attività sia gialla. Infatti con il nuovo decreto tornerà anche la colorazione gialla che è stata assente da prima di Pasqua.
Se i contagi lo permetteranno, se la Regione dove è sita l’attività ricettiva diventerà gialla, allora anche a cena potranno riaprire bar e ristoranti. Si vede quindi la luce in fondo al tunnel per attività da troppo tempo compresse dalle limitazioni da zona rossa e arancione e che attualmente possono fare solo asporto.
Ma dietro questa riapertura, di cui il governo ne va evidentemente fiero, almeno stando alle dichiarazioni, si nascondono limitazioni e paletti che rischiano di far diventare le riaperture solo fittizie.
Riaperture bar e ristoranti, qualcosa non torna
I ristoranti potranno servire la cena ai clienti, naturalmente rispettando il coprifuoco e questa è la prima grande limitazione. A cena prima che scocchino le 22:00, anzi, ancora prima dato che alle 22:00 c’è il coprifuoco e non è una giustificazione essere trovati alle 22:30 dalle forze dell’ordine dicendo che si torna a casa da una cena con amici.
Nei ristoranti numeri contingentati e distanziamento di un metro obbligatori salvo nuclei familiari unici. Un metro all’aperto, perché al coperto bisogna distanziarsi di due metri. Ma al coperto non si potrà cenare, perché le riaperture riguarderanno solo esercizi che hanno terrazze, cortili e dehors in genere, cioè locali con posti all’aperto. Vale anche per i bar, che non potranno servire caffè al banco ma solo ai tavoli e solo all’aperto.
Le attività che non hanno spazi disponibili all’aperto non potranno riaprire al pubblico e dovranno restare chiusi o aperti solo da asporto. E non sono poche le attività che non hanno spazi fuori.
Riaperture quindi che inizialmente sembravano aver fatto brillare la luce negli occhi agli esercenti queste attività, e che man mano che passano i giorni sembrano sempre più un abbaglio.
E il clima è pure nemico
Siamo ad aprile e anche il clima sembra essere nemico delle attività ricettive. Sono pochi i posti in Italia dove si registrano temperature gradevoli anche di sera. Fa ancora piuttosto freddo e consentire le cene all’aperto adesso sembra quasi uno scherzo del destino.
Le indicazioni per i Comuni sarebbero quelle di concedere quanto più possibile e dove più possibile, spazi all’aperto alle attività. Tralasciando il clima, una apertura anche questa che lascia il tempo che trova, perché non tutti i locali sono in una piazza che potrebbe essere adibita al dispiegamento di tavoli e sedie per tutte le attività del loco.
E si verrebbero a creare disparità di trattamenti tra pubblici esercizi, con strade improvvisamente chiuse al traffico, con piazze piene di tavoli che limitano gli spazi pubblici e con attività che potrebbero dislocare più tavoli e sedie di quante le stesse potrebbero essere in grado di garantire come servizio.
Perché si corre il rischio di trasformare piccole attività in autentici mega ristoranti, con dotazioni tecniche adatte alla piccola attività ma non a un enorme ristorante. Su questo devono essere i Comuni a deliberare, perché occorre provvedere a mettere un limite ai potenziali avventori e le concessioni di suoli pubblici dovrebbero essere calmierate alla tipologia di locale che se ha 10 posti a sedere al coperto, non potrà certo avere ed essere in grado di supportare 100 posti all’aperto sfruttando il suolo pubblico.
Con l’aggravante di un servizio che soprattutto a cena deve essere anche rapido visto il coprifuoco delle 22:00.