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Riforma delle pensioni a 63 anni, ecco la via libera per tutti

Ecco come si andrà in pensione nel 2025, con una riforma delle pensioni a 63 anni, anche se molti non la vedono come una vera riforma.

Niente da fare, la quota 41 per tutti non potrà essere varata nell’immediato. Nonostante si continua a parlare di questa misura, difficilmente la stessa andrà in porto, almeno stando a quanto si apprende adesso dalle indiscrezioni che accompagnano la riforma previdenziale. In genere quando si parla di riforma delle pensioni tutto è sempre legato a ipotesi e non a fatti concreti. A maggior ragione oggi che di veri summit tra governo e sindacati non ce ne sono più stati dal mese di settembre del 2023. Eppure tutto sembra propendere per una soluzione nel 2025 che potrebbe portare alla nascita di una nuova misura. Che avrà sempre nei 41 anni di contributi la soglia giusta. Ma non favorevole come molti si aspettavano, soprattutto quelli che guardavano con fiducia alla quota 41 per tutti. Perché adesso si parla di una riforma delle pensioni a 63 anni.

Riforma delle pensioni a 63 anni, ecco la via libera per tutti ma con penalizzazioni

La quota 41 per tutti avrebbe dovuto permettere a tutti di andare in pensione senza limiti di età una volta completati i 41 anni di contributi versati. Oggi con 41 anni di versamenti escono quanti, a prescindere dall’età, rientrano nella versione destinata ai precoci. Ma solo se sono alternativamente disoccupati, invalidi, caregivers o addetti ai lavori gravosi. E sempre se hanno almeno un anno di versamenti prima dei 19 anni di età. Ma con 41 anni, però solo se con almeno 62 anni di età, nel 2024 si esce dal lavoro con la quota 103. La misura non ha limiti di platea, ma prevede un ricalcolo contributivo della prestazione. La pensione quindi è paralizzata. E proprio il ricalcolo contributivo della prestazione oggi viene accostato sempre più frequentemente all’ipotesi quota 41 per tutti. Solo così la misura pare avere i connotati per poter essere varata, anche se a dire il vero il progetto dovrebbe vedere i natali non nel 2025 ma entro la fine della legislatura prevista per il 2027.

Allora cosa accadrà nel 2025? Quali riforme delle pensioni sono in cantiere?

Come è evidente i 41 anni di contribuzione sono un parametro che di frequente fa capolino sia nelle ipotesi di riforma delle pensioni che in misure già oggi attive. E proprio a 41 anni di versamenti è una delle ipotesi più fattibili per il 2025. Infatti si parla con insistenza di cestinare la quota 103, passando alla quota 104. Si tratta però di una riforma delle pensioni a 63 anni, anche se è una forzatura chiamare riforma delle pensioni il semplice passaggio da quota 103 a quota 104. Di fatto resterebbe inalterato il requisito contributivo, che sarà a 41 anni di versamenti. Ciò che cambierebbe è il requisito anagrafico che dai 62 anni passerebbe a 63 anni. Resterebbe attivo anche il ricalcolo contributivo. In parole povere si prosegue nella direzione intrapresa ormai da anni, cioè di un lento ma costante inasprimento della quota per alcune misure di pensionamento anticipato alternativo alle regole ordinarie. Se è vero che da quota 100 fino al 2021 si è passati a quota 102, passando da 62 anni di età e 38 di contributi a 64 anni di età e 38 di contributi, l’asticella continua a salire. Perché dopo la quota 102 nel 2022, dal 2023 si è passati alla quota 103, con età a 62 anni e carriera a 41 anni. Nel 2024 poi si è passati ad una misura con le stesse caratteristiche del 2023, ma solo come età e contributi, Perché come calcolo della pensione, nel 2024 si è passati al contributivo. Adesso l’asticella sale ancora, e dai 62 anni si sale a 63.