Riforma delle pensioni, ecco tre diverse misure a confronto per superare la legge Fornero Riforma delle pensioni, ecco tre diverse misure a confronto per superare la legge Fornero

Riforma delle pensioni, ecco tre diverse misure a confronto per superare la legge Fornero

Riforma delle pensioni partendo da tre misure che molti vorrebbero introdurre e tutte votate alla flessibilità in uscita.

Niente da fare per il 2025, nessuna riforma delle pensioni è arrivata. Ma già si parla di futuro, perché la promessa del governo è di varare una riforma delle pensioni entro il 2027, ovvero entro al fine della legislatura. Al momento non c’è nulla che bolle in pentola, ma guardando al futuro e voltandosi indietro a quelle misure di cui si discuteva una volta per riformare il sistema, ce ne sono almeno 3 che potrebbero tornare in auge nei prossimi mesi. Quanto meno come base di partenza per poi arrivare ad una vera riforma delle pensioni.

La flessibilità parte dai 64 anni, via libera a tagli sulle pensioni ma anche a bonus

Una soluzione al rebus che è la riforma delle pensioni potrebbe sopraggiungere con la flessibilità a partire dai 64 anni di età. Una ipotesi che pochi mesi fa sembrava in procinto di essere valutata dal governo soprattutto perché partiva da uno studio del CNEL, quel pool di esperti incaricato di trovare una soluzione per riformare il nostro sistema pensioni. La proposta era particolare perché parlava di flessibilità a partire dai 64 anni di età e con questa soluzione ai lavoratori veniva concessa la possibilità di uscire dal lavoro a loro scelta fino ai 72 anni di età. La proposta prevedeva che per andare in pensione gli interessati dovevano aver raggiunto un trattamento pari ad almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Inoltre, sempre spalmando le cose dai 64 ai 72 anni di età e fermo restando 67 anni come età pensionabile in vigore, veniva prevista una forma di premialità per chi rimandava l’uscita e penalizzazioni per chi invece anticipava l’uscita. Questa ipotesi di pensione flessibile inoltre partiva dai 25 anni come contribuzione minima.

Opzione per tutti, la pensione contributiva estesa alla generalità dei lavoratori

Se c’è una certezza nel sistema previdenziale italiano oggi è che ormai la maggior parte delle prestazioni pensionistiche sono calcolate se non interamente, per gran parte con il sistema contributivo. Infatti la maggior parte delle pensioni di chi ci va adesso viene calcolata con il sistema contributivo per i periodi di lavoro svolti dopo il 31 dicembre 1995. Evidente che se una pensione è calcolata con il sistema contributivo che prevede come più contributi si versano più si prende di trattamento, una certa flessibilità deve essere prevista. Una pensione contributiva che da anni è in funzione è quella di opzione donna. E come soluzione utile a superare la riforma Fornero c’è chi vedrebbe bene l’estensione dell’opzione donna a tutti i lavoratori, anche agli uomini.
Estendere anche alle agli uomini i vantaggi di opzione donna potrebbe essere una possibilità di flessibilità a partire dai 59 anni di età con 35 anni di contributi.

Pensioni senza limiti di età con la riforma? Ecco ancora la quota 41

Naturalmente resta in piedi la già citata quota 41 per tutti che sarebbe un’altra soluzione per riformare il sistema previdenziale italiano. Una misura che era e che resta un cavallo di battaglia della Lega ma che trovava i favori anche dei sindacati. Con la quota 41 per tutti anche se a calcolo completamente contributivo, la riforma partirebbe da quella che a tutti gli effetti sarebbe una alternativa alle pensioni anticipate ordinarie perché si tratta del concedere senza limiti di età l’uscita con 41 anni di contributi anziché con 42,10 come prevedono oggi le ex pensioni di anzianità.