Molti lavoratori attendono con ansia novità da parte del governo per quanto riguarda la riforma delle pensioni. C’è chi attende il varo della quota 41 per tutti perché ha avuto la fortuna di maturare una carriera abbastanza lunga a tal punto da rientrare in questa misura, ma c’è anche chi cerca misure maggiormente flessibili di quanto offra oggi il sistema.
Tutte le ipotesi che si fanno sulle varie misure pensionistiche però nascondono un qualcosa che rischia di minare alcune certezze dei lavoratori, perché si possono nascondere dei pericoli per coloro che non riescono ad andare in pensione prima del varo della riforma.
Riforma delle pensioni poco conveniente per molti, anche con quota 41 per tutti o con le uscite a 62 anni
Sembrerà assurdo ma da un’analisi tecnica di quello che si dice adesso sulla riforma delle pensioni, il varo delle nuove misure di pensionamento anticipato rischia di penalizzare alcuni lavoratori. In pratica ci sarà chi verrà penalizzato dalla riforma delle pensioni e rispetto a chi invece riuscirà ad uscire dal lavoro con le regole attuali. Un paradosso per qualcuno ma è la realtà dei fatti perché se è vero che la riforma delle pensioni punta a consentire uscite dal lavoro anticipate per i lavoratori e altrettanto vero che per questioni di spesa pubblica le nuove misure che verranno varate potrebbero essere tutte contributive.
Significa che anche la quota 41 per tutti o una eventuale pensione flessibile a partire dai 60 anni, se saranno varate, imporranno il calcolo contributivo della prestazione a chi riuscirà a sfruttare queste misure. Pensioni più basse quindi.
Quota 41 per tutti, flessibilità a 62 anni e le pensioni migliorano le uscite, ma penalizzano gli importi
Per esempio un paragone tra la quota 41 per i precoci di oggi e la quota 41 per tutti di domani, si può già ipotizzare. E a parità di vantaggi in termini di uscita, la quota 41 di oggi è migliore, perché consente di uscire dal lavoro con il calcolo retributivo e contributivo insieme cioè con il calcolo misto della prestazione. Un lavoratore precoce che riesce a completare 41 anni prima del varo della riforma e di quota 41 per tutti potrebbe godere quindi in una pensione più alta di importo rispetto a chi, maturando il diritto dopo il varo della quota 41 per tutti non potrà fare la stessa cosa.
Questo significa che due precoci con la stessa carriera, con lo stesso montante contributivo e con gli stessi anni di carriera, per il solo fatto di aver completato questi requisiti prima o dopo l’eventuale varo di quota 41 per tutti, sono trattati diversamente come calcolo della pensione. A svantaggio di chi rientra nel post riforma.