Nessuna certezza al momento si può produrre per quanto riguarda le ipotesi di riforma delle pensioni che restano solo potesi. Il 2024 quindi dovrebbe aprirsi con la conferma di quota 103 e forse di opzione donna e dell’APE sociale. Va anche detto però che resteranno in vigore anche le misure di pensionamento alternative a quelle ordinarie ed ormai strutturali del sistema.
Per i lavoratori che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995 in particolare, resterà in vigore la pensione anticipata contributiva. Questa misura consente un anticipo di 3 anni con una carriera ferma ai 20 anni della pensione di vecchiaia ordinaria. E c’è chi vorrebbe partire con il riformare il sistema proprio grazie a questa misura, ma come?
Riforma delle pensioni a 64 anni, la via c’è e si può fare
Oggi la pensione anticipata contributiva si materializza nel momento in cui un lavoratore riesce a raggiungere 64 anni di età e 20 anni di contributi versati. Due però sono i requisiti aggiuntivi della misura, il primo riguarda l’inizio della carriera lavorativa e il secondo riguarda l’importo della pensione che si arriva a percepire con questa misura. Per quanto riguarda il primo requisito serve che i lavoratori interessati alla pensione anticipata abbiano iniziato a versare nella previdenza obbligatoria dopo il 31 dicembre 1995.
Parliamo di qualsiasi tipo di contributi e quindi anche di contributi figurativi. Il secondo requisito invece riguarda l’importo della prestazione che come sappiamo deve essere pari a 2,8 volte l’assegno sociale, cioè una pensione di circa 1410 euro al mese. Se non si completano tutti e quattro questi requisiti la pensione anticipata contributiva non si può prendere.
Pensione anticipata a 64 anni di età per tutti, ecco perché è possibile
Estendere la possibilità di uscire a 64 anni di età con 20 anni di contributi a tutti i lavoratori accettando il ricalcolo contributivo potrebbe essere una soluzione idonea a dotare il sistema della flessibilità di cui tanto si parla. Un mix tra opzione donna e pensione anticipata contributiva quindi perché il lavoratore dovrebbe essere conscio di poter anticipare la quiescenza di tre anni subendo un taglio di assegno dovuto al fatto che il trattamento pensionistico è calcolato con il sistema contributivo.
In pratica con questo genere di intervento si potrebbe partire con il consentire anche a chi ha iniziato a lavorare prima del 1996, la facoltà di optare per il calcolo contributivo e di uscire a 64 anni di età se con i 20 anni di contributi versati minimi si arriva ad una pensione di un certo importo.
Nell’ipotesi di riforma la soglia non dovrebbe rimanere pari a 2,8 volte l’assegno sociale, una soglia che è reputata da tutti troppo elevata, ma si vorrebbe per esempio consentire questo genere di pensionamento a chi raggiunge una pensione pari a 1,5 o 2 volte l’assegno sociale cioè una pensione nell’ordine dei 1.000 euro o addirittura inferiore.