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Riforma fiscale: giù l’IRPEF, che penalizza pensionati e dipendenti

In Italia una riforma fiscale è necessaria per ridurre gli squilibri e le disuguaglianze che vanno a pesare su dipendenti e pensionati.

La Corte dei Conti con il rapporto pubblicato il 28 maggio, conferma che il sistema fiscale del nostro Paese va riformato. Uno dei problemi principali è la tassazione che si concentra maggiormente sui redditi medi (che si individuano in dipendenti e pensionati).

Secondo la Corte dei Conti in Italia non cì’è equità e uniformità di tassazione in parte a causa dei troppo trattamenti agevolati (regime forfettario e cedolare secca, ad esempio) ed il tutto è aggravato dalla presenza massiccia di evasione fiscale. L’IRPEF in Italia, come aveva già previsto il premier Mario Draghi, fa interamente riformata.

Il MEF, poi, propone di affiancare alla riforma dell’IRPEF anche una revisione delle aliquote IVA portandole solo a due: agevolata ed ordinaria (oggi sono 3: una al 4%, una al 10% e l’altra al 22%).

Anche se il documento parla solo della riforma dell’IRPEF la relazione del MEF pubblicata il 26 marzo punta il dito sulle partite IVA che se hanno un fatturato fino a 65mila euro possono pagare il 5% o, al massimo, il 15%. La flat tax al 15%, quindi, potrebbe essere alzata al 23% per finanziare la riforma fiscale.

Si tratta solo di una ipotesi e non di una certezza e mentre la riforma IRPEF è stata già annunciata all’UE le eventuali modifiche alle partite IVA sono allo studio.

Riforma IRPEF necessaria

Attualmente le 5 fasce di reddito su cui viene applicata differentemente l’IRPEF sono:

  • ai redditi entro i 15.000 euro si applica un’aliquota IRPEF del 23%;
  • per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro, l’aliquota IRPEF è del 27%;
  • per i redditi tra 28.000 e 55.000 euro, l’aliquota IRPEF è del 38%;
  • per i redditi tra 55.000 e 75.000 euro, l’aliquota IRPEF è del 41%;
  • superati i 75.000 euro, l’aliquota IRPEF è del 43%.

Si tratta di una imposta progressiva che sale ma se si osserva attentamente secondo e terzo scaglione l’incremento è molto brusco e si passa dal 27 al 38% con un brusco aumento dell’11%. La differenza tra gli altri scaglioni, invece è quasi impercettibile, dal 2 al 4%.

Di fatto, quindi, si tratta chi percepisce 28mila euro come chi ne percepisce quasi il doppio e questo, ovviamente, appare ingiusto e poco progressivo.

La modifica negli scaglioni che si intende introdurre, invece, dovrebbe portare gli scaglioni da 5 a 3 con una salita dell’aliquota IVA applicata costante:

  • ai redditi entro i 25.000 euro si applica un’aliquota IRPEF del 23%;
  • per i redditi tra 25.000 e 55.000 euro, l’aliquota IRPEF è del 33%;
  • per i redditi superiori a 55.000 euro, l’aliquota IRPEF è del 43%.