Pensioni, rivalutazione e Corte Costituzionale, cosa hanno perso i pensionati e che arretrati devono avere Pensioni, rivalutazione e Corte Costituzionale, cosa hanno perso i pensionati e che arretrati devono avere

Riforma Fornero e riforma pensioni: il problema non è l’età pensionabile

Le pensioni per gli italiani sono diventate molto difficili da prendere a partire dall’avvento della tanto discussa riforma Fornero. Infatti con l’avvento della riforma voluta dal Governo Monti nel 2011, l’età per andare in pensione è stata aumentata e i contributi per uscire dal lavoro sono diventati molti di più rispetto al passato. Ma a conti fatti, l’incremento di questi requisiti, non è il problema principale della riforma. E lo dimostra anche ciò che sta accadendo in Francia, dove si contesta la riforma Macron, che innalza l’età pensionabile. Ma le critiche non riguardano l’innalzamento dell’età pensionabile, bensì la discriminazione tra categorie di lavoratori. In Italia le critiche alla riforma Fornero sono da sempre indirizzate sull’inasprimento dei requisiti, ma a guardare con attenzione, anche da noi i problemi potrebbero essere di un’altra natura.

Cosa sta accadendo in Francia

Da settimane in Francia si contesta la riforma delle pensioni di Macron. In Italia arriva la notizia che per via dell’innalzamento dell’età previdenziale, in Francia la gente scende in piazza. In Italia l’età pensionabile è salita per via dell’avvento della riforma Fornero. Prima della legge Fornero la pensione di vecchiaia si raggiungeva con 20 anni di contributi e con 65 anni di età per gli uomini a prescindere dal settore lavorativo (privato e pubblico). Per le donne bastavano 61 anni per quelle che erano al lavoro nel pubblico impiego e 60 anni per le lavoratrici del settore privato, sia lavoratrici dipendenti che lavoratrici autonome. Per le anticipate invece, bastavano 40 anni senza limiti di età, oppure 60 anni di età e 35 anni di contributi con contestuale raggiungimento di quota 96. Oggi invece, anticipate con 42,10 anni di contributi per gli uomini, 41,10 per le donne, e pensioni di vecchiaia con 67 anni di età e 20 anni di contribuiti, senza differenze di genere e senza differenze tra settori lavorativi.

In Italia i penalizzati sulle pensioni sono molti

Un peggioramento della situazione evidente dopo l’avvento della riforma Fornero. Ma in piazza gli italiani non sono scesi. Secondo il Centro Studi Itinerari Previdenziali però, in Francia si protesta per una ragione diversa da quella dell’innalzamento dell’età. Le nuove pensioni in Francia partono dal passaggio da 62 a 64 anni dell’età pensionabile nel 2030. Con una salita graduale di 3 mesi per anno a partire dal 2023. Oltretutto per avere una pensione completa come la chiamano in Francia, serviranno 43 anni di contributi, mentre oggi ne bastano 42. E senza 43 anni di contributi per avere una pensione completa e senza tagli, serviranno 67 anni di età. Ma il vero problema sembra essere il vantaggio che questa riforma da a determinate categorie.

Ecco le cose che non vanno sulle pensioni

In Francia la riforma sembra salvaguardare i lavoratori di grandi gruppi, come si legge sul sito “morningstar.it”. Infatti i regimi agevolati con cui possono uscire i lavoratori della Banca di Francia, della RATP o della SNCF, che sono grandi aziende di trasporto pubblico, fanno discutere. Lo stesso che accade per i lavoratori delle Miniere o dell’Opera di Parigi. Addirittura a 52 anni è l’uscita prevista per determinati privilegiati. Senza considerare le regole di calcolo vantaggiose che hanno. Da noi il meccanismo è lo stesso, con alcune categorie di lavoratori avvantaggiati dalle regole pensionistiche. Ma oltretutto, ci sono discriminazioni evidenti tra uomini e donne, tra statali e non e così via dicendo. Basti pensare che se servono 43 anni di carriera per una pensione anticipata distaccata da limiti anagrafici, evidente che donne, stagionali, discontinui e part time sono penalizzati. Le pensioni anticipate ordinarie, come la quota 41 per i precoci, o il lavoro usurante e gravoso, sembrano calzare a pennello a uomini con carriere lunghe e continue. Penalizzazioni evidenti che vanno ben oltre i 67 anni di età a cui è arrivata l’età pensionabile oggi. E forse addirittura peggio di ciò che Macron sembra aver deciso di fare in Francia.