Draghi parlando della riforma dell’IRPEF non è chiarissimo visto che dichiara: “I principali beneficiari della riforma fiscale sono i lavoratori e pensionati a reddito medio-basso. In termini percentuali i maggiori benefici derivanti dalla riduzione delle aliquote Irpef e del taglio contributi per il 2022 si concentrano sui lavoratori con 15mila euro di reddito e se si considerano gli effetti dell’assegno unico dei figli, a beneficiare della riduzione fiscale saranno soprattutto le famiglie a basso reddito”.
Secondo Draghi, infatti, dire che la riforma premia i redditi medio alti è falso. Ma come è evidenziato dagli stessi dati del MEF, ai redditi più bassi è lasciato poco o nulla ed in molti casi gli effetti della riforma sono nulli.
La riforma che non premia i redditi bassi
Il premier, infatti, per far quadrare la sua affermazione mischia diverse misure tra le quali alcune transitorie come la decontribuzione per i redditi fino a 35mila euro, l’assegno unico (che ricordiamo essere una misura che prende, comunque, il posto di una già esistente, gli ANF).
Tutti questi benefici, mischiati insieme, vanno a vantaggio dei redditi bassi, certo, ma sicuramente la sola riforma dell’IRPEF va a premiare quelli medio alti.
L’esempio lampante è quello della fascia di reddito fino a 15mila euro che secondo Draghi è quella che veneficia maggiormente della riforma. In questo caso il guadagno c’è solo nel caso si sommino alla riforma IRPEF il beneficio della decontribuzione (valido solo nel 2022).
Il massimo dei vantaggi della riforma dell’IRPEF, pari al 2,1%, si ha, infatti, per redditi imponibili di 42mila euro ma per chi guadagna 12mila euro il guadagno è del 1,5%.
Per chi ha reddito di 15mila euro il risparmio annuo è di 336 euro, secondo i dati del Tesoro, mentre per redditi da 60mila euro il guadagno è di 570 euro. Dai 10mila euro in giù, invece, il guadagno è pari a zero.