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Riforma delle pensioni 2023 e 2024 con ritorno alla pensione di anzianità

Riforma pensioni 2023 e 2024 con ritorno alla pensione di anzianità con la quota 41 per tutti tra tagli e vantaggi.

Non c’è riforma delle pensioni che non passi dalle modifiche alla pensione distaccata dai limiti anagrafici. In effetti anche se la maggior parte delle misure previdenziali oggi in vigore hanno un requisito anagrafico ed uno contributivo da centrare, il sistema necessita di una misura neutra. La misura che consente di andare in pensione una volta raggiunta la giusta carriera lavorativa. In pratica, serve sempre una misura distaccata da qualsiasi requisito anagrafico. E la riforma delle pensioni che dovrebbe essere varata parte proprio da una misura di questo tipo.

Dalla pensione di anzianità alla pensione anticipata

Fu la riforma Fornero a introdurre le pensioni anticipate. Infatti la legge Fornero varata dall’allora Governo Monti non fece altro che debellare le vecchie pensioni di anzianità varandone una simile, scollegata dai requisiti anagrafici che anno dopo anno è arrivata alle soglie di oggi. Infatti nel 2023 il lavoratore che potrà lasciare il lavoro senza badare all’età e raggiungendo la giusta carriera contributiva, deve arrivare a 42 anni e 10 mesi di contributi. Questo per gli uomini, perché per le donne bastano per così dire, 41 anni e 10 mesi. Per tutti la prima pensione arriva decorsi 3 mesi come finestra vuole.

Il futuro delle pensioni anticipate

Qualcuno sostiene una riforma delle pensioni 2023 e 2024 con ritorno alla pensione di anzianità, nel senso che bisogna tornare indietro come carriera. Ed ecco che entra di diritto nella discussione la cosiddetta quota 41 per tutti. Chiunque indipendentemente da uomo o donna e a prescindere dalla tipologia di lavoro, potrebbe andare in pensione maturati i 41 anni di contributi. Una quota 41 senza vincoli, di fatto verrebbe cancellata la pensione anticipata ordinaria a 42,10 o 41,10 di cui parlavamo prima. C’è infatti l’ipotesi di lasciare inalterata la pensione anticipata, affiancandole soltanto la quota 41.

Penalizzazioni di assegno per la quota 41 per tutti

In questo caso però, sembra essere sottinteso una penalizzazione di assegno con la quota 41. Due misure neutre da penalizzazioni infatti farebbero propendere la scelta del lavoratore, di andare in pensione con quota 41 e non con l’anticipata a 42,10. Se invece alla quota 41 venisse imposto un taglio lineare di assegno per anno di anticipo, o un ricalcolo contributivo, tutto sarebbe differente.