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Riforma pensioni 2023, quali potrebbero essere le decisioni del Governo Meloni?

Quali potrebbero essere le decisioni del Governo nella prossima riforma pensioni 2023? Vediamo le strade percorribili.

Chiusa la partita della Legge di Bilancio e delle misure previdenziali in essa contenuta, si comincia a guardare al futuro. Alla riforma pensioni 2023 per il superamento della Legge Fornero.

L’obiettivo del Governo resta quello di una riforma organica, che non crei troppi scossoni ai lavoratori. Ma che permetta di superare l’attuale legge previdenziale.

Verso una quota 41 secca e per tutti

La meta è quella di raggiungere, a fine legislatura, una quota 41 per tutti, secca, ed indipendentemente dall’età. Tutti potranno accedere alla pensione con 41 anni di contributi, quindi. E appare chiaro come questa misura superi l’attuale pensione anticipata prevista dalla Legge Fornero. Che di contributi ne richiede 41/42 anni e 10 mesi.

Arrivare alla quota 41 secca, però richiederà tempo e duro lavoro. E la misura, per forza di cose dovrà essere affiancata da un’altra che permetta il pensionamento di vecchiaia.

Riforma pensioni 2023, cosa dovrà fare il Governo?

Si dovrà intervenire sulla previdenza integrativa per permettere, a chi ricade nel sistema contributivo puro, di garantirsi una pensione dignitosa. E si dovrà lavorare anche su riscatto dei contributi e pace contributiva per permettere a una platea più ampia di popolazione di raggiungere i 41 anni di contributi.

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Ma quello che serve maggiormente a questa nazione è abbassare l’età pensionabile. Il meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita ISTAT farà in modo, che fra qualche decennio serviranno 70 anni per la quiescenza. E un intervento deciso serve in tal senso. Cambiare il meccanismo e non solo agendo sui coefficienti di trasformazione. Ponendo un limite massimo oltre il quale la soglia non debba più salire. Perché dopo i 65 anni restare al lavoro non è più possibile per tutti.

E allora, in alternativa, trovare un modo per permettere a chi non riesce a raggiungere l’età o i contributi massimi di poter scegliere. Una pensione a scelta del cittadino. Magari calcolata con il sistema contributivo. E senza penalizzazioni, che a penalizzare l’assegno ci pensano già i coefficienti di trasformazione.

Fra qualche anno, quando tutti ricadranno nel contributivo puro, non dovrebbero esserci più problemi a erogare pensioni a qualsiasi età e con qualsiasi requisito. Permettere, dai 57 anni in poi, di andare in pensione, potrebbe essere la scelta giusta. Ma ovviamente, chi sceglie la via del pensionamento non per motivi di salute, deve poi vivere di quello che con quella pensione gli spetta. Senza pretendere integrazioni al minimo o aiuti dallo Stato.