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Riforma pensioni 2024: niente quota 41 ma neanche Fornero bis, ecco la verità

Riforma pensioni 2024: niente paura nessuna Fornero bis ma neanche una quota 41 per tutti. Cosa ci aspetta fra un anno ?

Tutte le voci sulla riforma pensioni che sono circolate potrebbero non trovare applicazione.

Niente paura, quindi, nessuna Fornero bis ci attende, ma a quanto sembra non dobbiamo sperare neanche in una quota 41 per tutti subito dal 2024.

Riforma pensione, tutta la verità

Le moltissime voci circolate nelle ultime settimane, vedono una sola verità al momento: la riforma pensioni ci sarà e sarà varata entro il 1 gennaio 2024, ovvero alla scadenza della quota 103.

Al momento, in ogni caso, sembra assai improbabile riuscire a capire quello che il governo deciderà di fare al riguardo anche se si assicura che non ci sarà una legge Fornero bis e si avverte che è assai improbabile che si attui una quota 41 senza vincoli e paletti aperta a tutti già dal prossimo anno visto che si è parlato di una introduzione graduale della misura. Che attualmente risulta troppo costosa.

La Commissione Europea da anni, ormai, critica i troppi fondi che l’Italia destina alla previdenza e molto probabilmente saremo costretti, in qualche modo, a ridurre i costi delle pensioni.

Anche se il governo ha come obiettivo ultimo quello di attuare una quota 41 senza vincoli e senza penalizzazioni aperta a  tutti, ad oggi le condizioni per realizzare questa misura mancano.

Quello che dobbiamo mettere in conto, ad ogni modo, è che l’Europa avrà un peso determinante sulle decisioni che l’Italia prenderà in ambito riforma pensioni e anche se escludiamo a priori la possibilità di una legge Fornero bis, sarà necessario introdurre misure che permettano una maggiore flessibilità in uscita per rendere meno traumatica il ritorno alla Legge Fornero dopo la scadenza della quota 103 e della proroga dell’Ape sociale.

Sembra evidente, in ogni caso, che qualsiasi sarà la misura che permetterà il pensionamento anticipato questa non dovrà far pesare l’anticipo sulle casse dell’INPS. Di conseguenza l’unica ipotesi che appare possibile è quella dell’applicazione di penalizzazioni a quanti vogliano anticipare la pensione (e le ipotesi che circolano parlano o di ricalcolo contributivo dell’assegno o di penalizzazioni del 2 o 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni necessari per la pensione di vecchiaia).