La riforma pensioni resta il centro del dibattito non solo dei sindacati ma anche delle forze politiche. Entro la fine dell’anno, infatti, l’esecutivo deve attuare un riforma pensioni 2024. Ma non solo: la riforma deve essere compatibile con le coperture a disposizione e proprio per questo si presume debba avere delle penalizzazioni per chi anticipa ma allo stesso tempo deve trovare anche il consenso dei sindacati.
Sembra un compito arduo e proprio per questo continuano a essere formulate ipotesi nell’attesa che venga, finalmente attuata quota 41 per tutti.
Ma ora si potrebbe prendere in considerazione una nuova “vecchia” ipotesi, quella della quota 92: per i più attenti non sfuggirà il fatto che della misura si era già discusso in passato. Questa ipotesi, però, potrebbe rivolgersi soltanto a determinate categorie di lavoratori e non per la generalità, questo per renderla meno costosa.
Riforma pensioni ed ipotesi quota 92
A parlarne fu Tommaso Nannicini anche se attualmente la misura potrebbe essere riportata all’attenzione delle forze politiche per una possibile attuazione nella versione proposta qualche anno fa da Graziano Del Rio. Si tratta di una misura che permette di anticipare la pensione fissando i paletti di:
- almeno 30 anni di contributi versati
- almeno 62 anni di età.
Una misura che, allo stato dei fatti, sarebbe conveniente visto che potrebbe coinvolgere una platea di possibili beneficiari ben più ampia.
La quota 92, però, potrebbe essere destinata solo a determinate categorie di lavoratori e nello specifico a quelli più bisognosi di tutela. Si parla di donne e usuranti ma, ovviamente, i profili di tutela dovranno essere definiti nello specifico se questa misura dovesse essere scelta per la riforma.
“Per un’Italia più giusta, allo scadere di Quota 100, introduciamo Quota 92 che aiuti donne e lavoratori impegnati in lavori usuranti. Diamo maggiori garanzie ai giovani. Anche così si esce dalla crisi” ha affermato, a suo tempo, Delrio.
Attenzione, però, la quota 92 potrebbe prevedere anche penalizzazioni sull’assegno previdenziale spettante.