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Riforma pensioni 2025, dalle minime all’anticipata: cosa cambia?

COsa accadrà nel 2025 alle pensioni? Vediamo cosa bolle in pentola con la riforma di fine anno.

Chi si aspetta, per il 2025, una riforma pensioni che permetta di lasciare il mondo del lavoro con anticipo potrebbe avere un’amara sorpresa. Il ministro dell’Economia, Giorgetti, al riguardo è stato molto chiaro: chi anticipa la pensione paga, chi resta al lavoro sena anticipare sarà premiato.

Il capitolo previdenziale della Legge di Bilancio 2025, di fatto, dovrebbe seguire questa filosofia e le misure flessibili da introdurre per il prossimo anno saranno davvero poche e poco accattivanti.

Riforma Pensioni, nessuna abolizione della Fornero

Chi si aspetta un abolizione della legge Fornero potrebbe restare deluso, visto che il Governo più che l’anticipo sta studiando come convincere i lavoratori a restare in servizio con incentivi mirati. Le misure in scadenza il 31 dicembre 2024 (Ape sociale, quota 103 e opzione donna), inoltre, dovrebbero subire una nuova sforbiciata.

Per l’esecutivo consentire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro significa una sola cosa: prevedere una penalizzazione sull’assegno. Il Bonus Maroni non è mai stato attuale come in questo momento (si pensi al bonus medici, ad esempio) e la parola d’ordine è incentivare chi resta e non anticipa l’uscita.

E la quota 41?

Ricordiamo, però, che Giorgetti è leghista e il suo partito vuole la quota 41 per tutti. Che fine ha fatto la misura? Se applicata avrà una penalizzazione con il ricalcolo contributivo dell’assegno (un taglio che potrebbe essere anche molto importante) a meno di due anni dal raggiungimento della pensione anticipata ordinaria (senza penalizzazioni).

Pensioni minime 2025

Oltre a quota 41 con ricalcolo contributivo è previsto anche una sorta di piano giovani per garantire pensioni dignitose ai giovani che rischiano di uscire dal mondo del lavoro a 70 anni. L’idea è quella di incentivare le pensioni integrative per poter sommare la pensione privata a quella pubblica. Questa proposta, però, rischia di essere incostituzionale.

L’idea generale, in ogni caso, è quella di portare le pensioni minime a 1.000 euro al mese, un traguardo non certo facile dopo gli aumenti che hanno portato l’importo a 600 euro per gli over 75 e che finiscono a fine anno.

Il rischio è quello di vedere le pensioni minime aumentata, scendere di importo dal 1° gennaio 2025. Sicuramente non è previsto un nuovo aumento viste le coperture abbastanza limitate che non permettono grandi spazi di manovra.

Come ogni anno, quindi, l’esecutivo dovrà decidere se destinare fondi alle pensioni o se utilizzarli per aumentare il potere di acquisto dei lavoratori, riducendo le tasse (mossa che avvantaggerebbe anche i pensionati). Non ci resta che attendere l’autunno per comprendere in che direzione si andrà.