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Riforma pensioni 2025, l’età pensionabile va aumentata

Secondo Elsa Fornero la riforma delle pensioni dovrebbe prevedere anche un aumento dell’età pensionabile, ecco perchè non si deve avere flessibilità in uscita.

In tema riforma pensioni continua un dibattito molto acceso tra le delegazioni dei partiti politici e il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. La delegazione di Forza Italia, con a capo Antonio Tajani ha chiesto, tra le altre cose, l’aumento delle pensioni minime. La richiesta, ovviamente, potrà essere accolta solo se ci saranno abbastanza risorse.

C’è chi si preoccupa di garantire la piena rivalutazione delle pensioni a gennaio e di evitare il ricalcolo contributivo nel caso si scelga l’anticipo pensionistico. Tra le altre cose, tra le proposte avanzate in fase di valutazione non va dimenticato il Tfr da destinare per il 25% ai fondi pensione (una sorta di pensione di garanzia un po’ camuffata).

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Riforma pensioni, la parola a Elsa Fornero

Anche Elsa Fornero, autrice dell’attuale legge previdenziale, è tornata a parlare della riforma delle pensioni a “L’aria che tira” su La7. La Fornero, che è stata ministro del Lavoro ai tempi del Governo Monti, ha spiegato che è necessario andare a ritoccare l’età di pensionamento dei lavoratori, e che questa è una cosa che l’attuale premier ancora non ha compreso.

La Fornero è quasi certa che nella Legge di Bilancio 2025 saranno pochi o nulli gli interventi volti a garantire la flessibilità in uscita, proprio perché non ci si può più permettere pensioni in giovane età. La Fornero sottolinea che, come accaduto per il superbonus, anche le risorse utilizzate per la quota 100 sarebbero dovute essere destinate a misure più proficue.

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Perché è determinante alzare l’età pensionabile

A richiederlo è la stessa legge previdenziale che della Fornero porta il nome: l’età pensionabile deve essere adeguata all’aspettativa di vita per fare in modo che non siano pagate pensioni troppo a lungo. La stabilità del sistema previdenziale si basa proprio su questo meccanismo: all’aumentare dell’aspettativa di vita devono aumentare anche i requisiti di accesso alla pensione.

Ma se a fronte di aumenti dei requisiti di pensionamento si prevedono misure di flessibilità in uscita che continuano a permettere ai lavoratori di uscire a 60/62 anni di età dal mondo del lavoro senza penalizzazioni sugli assegni, appare assai improbabile che il sistema previdenziale italiana riesca a restare stabile.