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Riforma pensioni 2025? Meglio tifare per la Legge Fornero

Riforma pensioni 2025 con superamento delle legge Fornero, siete sicuri che conviene?



Restare tanti anni in attesa della tanto agognata riforma delle pensioni ed alla fine rendersi conto che forse la situazione potrebbe anche peggiorare. Potrebbe essere questo il riassunto in sintesi di ciò che sta per accadere al sistema previdenziale italiano in base alle ultime indiscrezioni che accompagnano la riforma delle pensioni. Infatti le misure di cui si parla, anche se in alcuni casi richiamano a vecchie promesse fatte dai partiti, rischiano di lasciare l’amaro in bocca ai pensionati che si aspettano buone nuove da parte dell’esecutivo.

Riforma pensioni 2025? Meglio tifare per la Legge Fornero

Fino al 2011 si poteva andare in pensione con 60 anni di età e 20 anni di contributi versati per le donne e 65 anni di età e 20 anni di contributi versati per gli uomini. Adesso tutto è diventato più pesante. Infatti oggi le pensioni di vecchiaia si prendono solo con 67 anni di età. E non meno grave è ciò che è accaduto alle pensioni anticipate. Infatti quelle che prima si chiamavano pensioni di anzianità si centravano con 40 anni di contributi versati oppure passando con la quota 96. In questo caso è cambiato anche il nome della misura anche se il meccanismo, slegato dal requisito anagrafico è rimasto lo stesso. Oggi infatti le vecchie pensioni di anzianità si chiamano pensioni anticipate. E si prendono per gli uomini con 42 anni e 10 mesi di contributi versati mentre per le donne bisogna arrivare a 41 anni e 10 mesi di contributi versati.

Ecco cosa si rischia adesso

Con quota 96 si andava in pensione con 60 anni di età e 35 anni di contributi versati. Se questa misura la paragoniamo alle quote di oggi come per esempio la quota 103, il paragone non regge. Infatti servono 62 anni di età e 41 anni di contributi versati. Evidente quindi che oggi il sistema è più pesante rispetto al passato e si è particolarmente inasprito. Per questo la maggior parte dei lavoratori e degli addetti ai lavori chiedono una riforma delle prestazioni pensionistiche in modo tale da tornare più o meno al passato. Un tipico esempio è la richiesta di quota 41 per tutti che consentirebbe di andare in pensione senza vincoli di categoria e di genere a tutti i lavoratori una volta completati 41 anni di contributi versati.

Vuoi vedere che la situazione rischia di peggiorare ancora una volta?

Purtroppo però la misura rischia di diventare contributiva come già oggi è diventata quota 103 e come da sempre è opzione donna. E per di più anche eventuali nuove misure di pensionamento anticipato di cui tanto si parla, hanno nelle penalizzazioni di assegno, a partire da quelle con il calcolo contributivo, un fattore predominante. Ecco perché si corre il rischio di concedere prestazioni più leggere come requisiti rispetto ad oggi (anche se sempre peggio rispetto a quanto accadeva nel 2011), ma allo stesso tempo si rischia di fornire ai pensionati che riescono a sfruttare in anticipo queste misure una pensione nettamente più bassa di quella che percepivano in passato. E se poi come sembra si decide che anche le pensioni ordinarie e le altre misure di pensionamento anticipato diventeranno contributive, vuoi vedere che la situazione rischia di peggiorare ancora una volta?