Riforma pensioni 2026 Riforma pensioni 2026

Riforma pensioni 2026, la Quota 92 potrebbe essere la soluzione?

Quota 92 potrebbe diventare la nuova via per la pensione anticipata con la riforma pensioni 2026.

La riforma delle pensioni è un tema che resta abbastanza scottante, anche se ultimamente il dibattito politico lo sta evitando. Dopo il nulla di fatto del 2025, che non ha visto un’attuazione di una riforma, si spera che questa venga attuata nel 2026. Negli ultimi anni si è assistito a proroghe delle misure temporanee come Quota 100, Quota 102 e l’attuale Quota 103, anche se una proposta avanzata avrebbe potuto risolvere numerosi problemi dei lavoratori: Quota 92. Ma di cosa si tratta davvero? Chi potrebbe beneficiarne? E quali sono le possibili conseguenze sul sistema previdenziale?

Riforma pensioni con Quota 92?

La logica dietro questa proposta di pensionamento anticipato è simile a quella delle quote precedenti: sommare età anagrafica e contributi versati. Nel caso di Quota 92, la pensione anticipata potrebbe essere raggiunta con 62 anni di età e 30 anni di contributi. Una soglia sicuramente più bassa rispetto alle attuali regole, che prevedono almeno 41 anni di contributi o un’età minima di 67 anni per la pensione di vecchiaia.

Si tratta di un’opzione che punterebbe a offrire maggiore flessibilità in uscita, specialmente a quei lavoratori con carriere discontinue, come donne, autonomi o precari, spesso penalizzati da un sistema rigido basato su lunghi versamenti contributivi.

Chi potrebbe beneficiare della Quota 92?

La Quota 92 si presenterebbe come una soluzione più inclusiva, in particolare per:

  • lavoratori in condizioni di fragilità o impiegati in mansioni usuranti;
  • donne con carriere spezzate per maternità o lavoro part-time;
  • lavoratori autonomi con versamenti discontinui;
  • chi è rimasto senza impiego dopo i 60 anni e fatica a reinserirsi nel mercato del lavoro.

La misura, anche nelle ipotesi avanzate, non potrebbe mai essere pensata com universale, i costi sarebbero troppo elevati. Si potrebbe, però, prevedere un taglio dell’assegno previdenziale per chi sceglie di uscire prima, o limitarla a determinate categorie svantaggiate.

Le critiche e le preoccupazioni per la riforma pensioni

L’eventuale introduzione di Quota 92 suscita molti dubbi. Il rischio principale riguarda la sostenibilità finanziaria dell’INPS. Anticipare l’uscita di milioni di lavoratori significherebbe erogare pensioni per più tempo, con una possibile pressione sui conti pubblici. Inoltre, c’è chi teme che questo incentivo potrebbe spingere fuori dal mondo del lavoro persone ancora produttive, aggravando il problema del ricambio generazionale. Da considerare, inoltre, che far pensionare così tanti lavoratori porterebbe l’INPS ad avere incassi minori mensili (meno contributi versati).

Quello che in Italia servirebbe, e non serve un esperto per dirlo, è una riforma organica e strutturale, che premi il lavoro continuo, ma che allo stesso tempo non vada a penalizzare chi ha avuto interruzioni involontarie nella carriera. Un riforma strutturale, però, porterebbe a un superamento della Legge Fornero (che ricordiamo ha tenuto stabili i conti dell’Inps negli ultimi anni proprio grazie alle sue rigidità) e si dovrebbe studiare una legge previdenziale altrettanto completa e lungimirante.

Quando potrebbe arrivare la Quota 92?

Ad oggi, Quota 92 è solo una proposta, ma le discussioni all’interno della maggioranza e nei tavoli tecnici con i sindacati sono già iniziate per la riforma pensioni 2026. Anche se da parte delle forze politiche nessuno ha ancora avanzato nuovamente l’ipotesi della Quota 92, ricordiamo che si tratta di una proposta presentata alcuni anni fa che era stata considerata papabile per l’entrata in vigore, anche se non poteva allora, come non può oggi, essere pensata come una misura strutturale.

Il Governo, intanto, starebbe valutando anche un sistema a punti o un meccanismo di flessibilità tra i 62 e i 67 anni, lasciando al lavoratore la libertà di scegliere quando andare in pensione in base ai propri contributi e all’importo stimato dell’assegno.