Riforma delle pensioni posticipata a data da destinarsi, probabilmente entro la fine della legislatura, o chissà. Ormai siamo alle solite. Ogni anno di riforma delle pensioni si parla per settimane e mesi. Soprattutto prima della pausa estiva in Parlamento. Poi arriva la legge di Bilancio e il superamento della riforma Fornero passa in secondo piano. Una cosa che si ripete da tempo. Ed anche la legge di Bilancio di adesso, che entrerà in vigore nel 2025 non fa eccezione. Però per tre ragioni ciò che accadrà nei prossimi anni appare sempre più chiaro. Come si dice, tre indizi fanno una prova. E quanto viene fatto nelle ultime leggi di bilancio lascia presagire quale sarà lo scenario della riforma delle pensioni futura.
Riforma pensioni: 3 indizi fanno una prova, il dopo Fornero sarà così
Le misure di pensionamento anticipato che il governo ha confermato per il 2025 sono l’unica concessione che il governo si è permesso insieme a due aiuti utili a chi è nel sistema contributivo e deve aumentare il suo montante contributivo oppure sfruttare delle uscite anticipate. Ape sociale confermata nel 2025. Perché si tratta di una misura che guarda ai vulnerabili. A soggetti che hanno problemi di lavoro se disoccupati o alle prese con i lavori gravosi. Oppure problemi di salute, sia propri (invalidi) o di un familiare (caregivers).Probabilmente è questo il motivo per cui da anni la misura viene confermata continuamente. Opzione donna e quota 103 sono le altre due misure confermate. Prima di tutto perché non incidono tanto sulle casse pubbliche. Perché sempre meno persone le scelgono. E tutto perché siamo di fronte a due misure a calcolo contributivo. Che mettono di fronte ad una scelta i lavoratori. Uscire prima ma pigliando una pensione più bassa.
Sconti, scivoli e agevolazioni, ma la linea ormai sembra tracciata
Le altre novità sono lo sconto ulteriore alle madri che hanno avuto più figli. Per le pensioni contributive, di vecchiaia e anticipata contributiva, per le donne resta lo sconto sull’età di 4 mesi a figlio avuto. Però da massimo 12 mesi per 3 o più figli si passa a 16 mesi per 4 o più figli. E sempre per i contributivi ecco che per arrivare alle soglie minime di pensione, che sono pari all’assegno sociale per le pensioni di vecchiaia e pari a 3 volte l’assegno sociale per le pensioni anticipate contributive, l’altra novità è l’utilizzo della previdenza complementare con le rendite maturate.
Pensioni anticipate e riforma delle pensioni, il punto della situazione
Quali sarebbero i tre indizi che portano a pensare ad un futuro con una linea prestabilita per la riforma delle pensioni? Sicuramente le penalizzazioni di assegno. Quando si parlava in origine della quota 41 per tutti si parlava di una misura neutra da penalizzazioni. Impossibile che arrivi in porto così. Il calcolo contributivo che penalizza i pensionati è una soluzione probabile, anzi, molto probabile. Per rendere meno appetibile una misura che permette di anticipare le uscite, i tagli sono necessari. E la riforma delle pensioni avrà tagli sulle pensioni anticipate. Magari tagli lineari al posto del calcolo contributivo. Con un 3% in meno di pensione per ogni anno di anticipo. Ma sempre tagli. Per sconsigliare la pensile in anticipo ecco che la linea è quella di affiancare ai tagli alcuni premi per chi resta al lavoro. Magari garantendo uno stipendio più alto. Il governo ha deciso di estendere il cosiddetto bonus Maroni con più stipendio anche a chi rinvia la pensione anticipata nonostante abbia già 42,10 anni di contributi. Lo sgravio contributivo valido per la quota 103 sì apre anche alla pensione anticipata.
Un occhio a qualche vulnerabile
Lavoratrici soprattutto se hanno avuto figli e addetti a lavoro logorante sono delle categorie che sicuramente in una nuova riforma delle pensioni verranno considerate come da sostenere. Se lo hanno già fatto adesso, com’è spiegato in precedenza, allora ecco che la linea sembra quella più probabile anche per ipotetiche nuove riforme delle pensioni. Alla pari del potenziamento della previdenza integrativa. Se è vero che si parla di destinare alla previdenza integrativa una parte del TFR, evidente che i fondi pensione integrativi potrebbero essere una soluzione da usare per la riforma del sistema. Ben oltre l’utilizzo delle rendite per completare l’importo minimo delle pensioni contributive di cui abbiamo parlato prima.