Un colpo di spugna, e il ritorno al 2011 potrebbe essere servito. È innegabile che si possa fare questa considerazione sentendo le ultime novità che arrivano dalla riforma delle pensioni in lavorazione se non per il 2024 per lo meno per gli anni a venire.
Perché ciò che emerge adesso è la volontà di passare a lavorare due misure pensionistiche che insieme potrebbero davvero avvicinarsi alle due misure che la riforma delle pensioni della Fornero ha cancellato e sostituito soltanto con le pensioni anticipate ordinarie oggi vigenti.
Riforma pensioni anticipate, si riparte da quota 41 per tutti e quota 96
Le due misure più discusse se non nell’intero 2023 quanto meno nelle ultime settimane sono la quota 41 per tutti e la quota 96. Quelli più grandi di età o quelli con una memoria più buona possono sicuramente confermare che queste due misure se varate contestualmente, potrebbero davvero riportare al passato i futuri pensionati. Riportandoli ai pensionamenti che una volta (oltre 11 anni fa), i lavoratori potevano sfruttare.
Prima della riforma delle pensioni di Elsa Fornero infatti, esistevano due misure che entravano nel grande calderone delle pensioni di anzianità. Una misura chiamata proprio pensione di anzianità che permetteva di uscire dal lavoro senza badare all’età ed una volta completati i 40 anni di contributi a qualsiasi titolo versati. L’altra misura invece era destinata a chi non raggiungendo i 40 anni di età, ma avendo una contribuzione abbastanza rilevante, doveva attendere una determinata età per poter accedere alla sua quiescenza. La misura in questione era quota 96 che consentiva il pensionamento a partire dai 35 anni di contributi versati e dai 60 anni di età.
Due misure e la riforma delle pensioni può dirsi completata
Oggi si parla di ripristinare quota 96, magari donandogli alcune penalizzazioni di assegno per i pensionati in anticipo o aumentando a 61-62 anni l’età di uscita. Una idea con 35 anni di contributi versati per esempio prevede una quota 96 pura a partire dai 61 anni di età. Infatti 61 + 35 fa esattamente 96 come la quota vuole. Cambia poco tra i 60 e i 61 anni perché una misura di questo genere, anche se penalizzante come assegno, sarebbe di fatto un ritorno alla vecchia quota 96 che molti lavoratori hanno sfruttato in passato per poter accedere alla propria pensione. E se alla quota 96 il governo aggiungesse subito anche la quota 41 per tutti, il gioco sarebbe completato. Fino al 2012 si usciva con 40 anni di contributi senza badare all’età. Era la vecchia pensione di anzianità poi diventata pensione anticipata. La quota 41 per tutti invece, sempre senza limiti anagrafici consentirebbe la pensione una volta arrivati a 41 anni di contributi versati. quindi, riforma pensioni anticipate, tutte insieme quota 96 e quota 41 e il colpo di spugna di cui parlavamo in premessa è fatto.