Il governo è al lavoro, con le parti sociali, per mettere in atto una riforma pensioni che consenta una maggiore flessibilità in uscita. Ma non solo. Tra le varie ipotesi al vaglio c’è anche quella di un bonus contributivo per i giovani, ma cosa significa?
I lavoratori più giovani, causa una carriera discontinua e anche la permanenza nel sistema contributivo puro, rischiano di avere pensioni molto basse che difficilmente garantiranno uno stile di vita dignitoso. E proprio per questo si sta parlando di un bonus contributivo virtuale che serva ad incrementare l’importo delle future pensioni di questa fascia di popolazione.
Si sta lavorando anche per inserire misura che vadano ad agevolare la maternità prevedendo, per esempio, la riduzione del requisito anagrafico per le lavoratrici madrei di 12 mesi per ogni figlio avuto e questo senza prevedere penalizzazione sulla prestazione spettante.
Queste sono state le richieste che i sindacati hanno avanzato al governo nei tavoli di confronto sulla riforma delle pensioni.
Un nuovo incontro è previsto per il 7 febbraio ma in questo caso di tratta di un tavolo politico in cui si farà un bilancio del lavoro svolto fino ad ora analizzando proposte e critiche per giungere ad una riforma condivisa. Si ricorda che si dovrà trovare un accordo entro l’inizio di aprile, quando il governo è tenuto a presentare il Dpef
Cosa vuole il governo e cosa vogliono i sindacati
Mentre il governo punta al sistema contributivo, l’unico che non aggravi i conti pubblici, i sindacati chiedono di rendere più equo il sistema contributivo visto che ad oggi sono previste soglie economiche che, molto spesso, penalizzano l’accesso alla pensione negandolo. I sindacati vogliono una flessibilità a 62 anni o, in alternativa, con 41 anni di contributi senza requisito anagrafico ma non vogliono un ricalcolo contributivo.
Il governo, invece, punta alla pensione a 63 anni calcolato sulla contribuzione effettiva con penalizzazione sulla quota retributiva dell’assefno del 3% per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni necessari per la pensione di vecchiaia. In questo modo il vantaggio dell’anticipo è compensato dall’importo minore.
Bonus contributivo
Per garantire una pensione dignitosa ai giovani le parti sociali chiedono una pensione di garanzia di almeno 1000 euro che lo stato dovrebbe integrare a quella realmente spettante. Di contro si sta, invece, valutando il bonus contributivo da garantire ai giovani, ovvero “garantendo per ogni anno di lavoro 1,5-1,6 anni di versamenti con il concorso diretto dello Stato, fino a coprire in modalità figurativa la durata dei periodi di formazione, di disoccupazione scoperti, e forse anche quelli riconducibili al lavoro di cura, ovvero all’assistenza di famigliari in difficoltà”.
Leggi anche: Riforma delle pensioni: dal 2023 in pensione prima