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Riforma pensioni, dalle minime ai bonus: le novità in arrivo

La riforma pensioni si sta delineando: vediamo quelle che sono le novità per le minime, per chi rimane al lavoro e per chi, invece, vuole uscire.


La riforma pensioni da inserire all’interno della manovra di fine anno ancora non è definita, ma ormai i contorni delle misure che si intendono attuare il prossimo anno si cominciano a delineare. Il governo sta ancora lavorando al pacchetto pensioni e anche se le decisioni su cosa inserire e cosa lasciare fuori dalla Legge di Bilancio dipenderà effettivamente dalle risorse a disposizione.

Il testo definitivo della finanziaria doveva essere presentato al Parlamento entro il 20 ottobre, ma il tutto potrebbe slittare a inizio novembre e per questo potrebbe esserci anche una motivazione che scavalca eventuali ritardi tecnici. Il Governo avrà certezza delle risorse a disposizione solo dopo il 31 ottobre, con la chiusura della domanda di accesso al concordato preventivo biennale, e solo dopo questa data saprà con certezza le misure che potranno essere finanziate o no.

Per quel che riguarda le pensioni quasi certamente il primo intervento riguarderà le pensioni minime che dovrebbero essere ritoccati al rialzo. Impossibile accontentare Forza Italia che aveva chiesto di portare i trattamenti minimi a 1.000 euro prima e a 800 euro poi. In ogni caso, anche se non è possibile un aumento così alto dei trattamenti minimi, appara chiara l’intenzione di portare le pensioni più basse ad almeno 630 euro al mese.

Forza Italia vorrebbe che l’aumento fosse più corposo e permettesse almeno di arrivare a 650 euro, ma il via libera alla richiesta, al momento, non può essere dato dal Mef che non è ancora certo delle disposizioni finanziarie.

Incentivi per chi resta al lavoro

Come più detto in diverse occasioni, l’obiettivo principale dell’esecutivo, in questo momento, è trattenere i lavoratori in servizio. Tanto che è stata avanzata l’ipotesi di eliminare il collocamento a riposo d’ufficio obbligatorio per i dipendenti della pubblica amministrazione, lasciando loro la scelta se trattenersi in servizio o meno.

Sempre in questa direzione sembrerebbero spingere gli incentivi che si stanno valutando per trattenere i lavoratori in servizio una volta raggiunto il diritto alla pensione, sia per quel che riguarda i dipendenti pubblici che quelli privati.

L’idea sarebbe quella di prevedere dei bonus economici da riconoscere a chi resta e per farlo potrebbe anche essere utilizzato lo stesso bonus Maroni, oggi in vigore solo per chi si trattiene in servizio avendo raggiunto il diritto alla pensione con la quota 103. L’ideale sarebbe allargare il bonus a tutti i trattamenti previdenziali e prevedere anche una sorta di rafforzamento che lo renda più appetibile perché, sinceramente, così come è strutturato al momento non ha molta attrattiva per i lavoratori che devono scegliere tra restare in servizio o accedere alla pensione.

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Pacchetto pensioni deludente

Come abbiamo già scritto in altri articoli il pacchetto pensione per garantire flessibilità in uscita quest’anno non sarà molto ricco e con tutta probabilità riproporrà quelle che sono le misure attuali, ovvero quota 103 con penalizzazione contributiva, Ape sociale con i requisiti aumentati attuali, e opzione donna ristretta come quest’anno.

Di fatto il pensionamento anticipato sarà concesso davvero a pochissimi lavoratori. Prima di disperare, però, è necessario attendere la pubblicazione del testo della Legge di Bilancio per renderci conto di quali saranno le misure previste e con quali requisiti (perché al peggio non c’è mai fine e potrebbero essere anche più restrittivi rispetto a quest’anno).

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