Riforma pensioni, se ne parla da anni, ma ancora non sembra arrivato il momento giusto, anche se il Governo ha, da sempre, annunciato, che si riformerà il sistema previdenziale prima della fine della legislatura.
Dopo più di un decennio, l’ombra della riforma Fornero continua a pesare sul sistema previdenziale italiano. Ma oggi, il governo guidato da Giorgia Meloni, e in particolare la ministra del Lavoro Marina Calderone, si prepara a riscrivere le regole della pensione.
Come sarà la nuova riforma? Sarà più equa? O rischia di essere un semplice restauro della Fornero?
Riforma pensioni Fornero e il malcontento che non passa
Varata in piena emergenza finanziaria nel 2011, la riforma Fornero ha introdotto il sistema contributivo puro, ha innalzato bruscamente l’età pensionabile e ha eliminato gran parte delle vecchie uscite anticipate.
Il risultato? Milioni di lavoratori si sono visti costretti a restare al lavoro fino a 67 anni, in alcuni casi anche oltre, con una forte penalizzazione per le carriere discontinue e per chi ha iniziato a lavorare tardi.
Da allora, nessuna vera riforma strutturale ha preso il suo posto. Soluzioni come Quota 100, 102 o 103 sono state solo deroghe temporanee, pensate per attenuare il malcontento. Ma la struttura Fornero è ancora lì, e rappresenta il cuore del sistema previdenziale italiano.
La promessa di Calderone: una riforma vera, ma sostenibile
Marina Calderone ha più volte dichiarato l’intenzione di intervenire in modo serio e strutturale. L’obiettivo? Superare definitivamente la Fornero, ma senza squilibrare i conti pubblici.
Parole chiave come flessibilità, equità contributiva e tutela dei giovani sono al centro del progetto, ma per ora manca un testo ufficiale.
Secondo indiscrezioni, la nuova riforma Calderone potrebbe introdurre una uscita flessibile tra i 63 e i 67 anni, con un meccanismo di penalizzazione progressiva per chi sceglie di andare via prima.
Inoltre, si discute di una pensione contributiva di garanzia per chi ha carriere discontinue e basse retribuzioni, e di una valorizzazione del lavoro di cura, in particolare per le donne.
Punto Chiave | Riforma Fornero | Possibile Riforma Calderone |
---|---|---|
Età Pensionabile | 67 anni (con eccezioni) | Flessibilità dai 63 ai 67 anni |
Calcolo pensione | Contributivo puro | Contributivo + garanzie minime |
Donne e lavoro di cura | Nessuna valorizzazione specifica | Possibile valorizzazione anni di cura |
Giovani e carriere discontinue | Penalizzati | Pensione contributiva di garanzia |
Uscita anticipata | Limitata, con penalizzazioni | Maggiore libertà (con correttivi) |
Costo per lo Stato | Sostenibile, ma rigido | Riforma “equilibrata”, con margini |
Ma sarà sufficiente per cancellare l’impronta rigida e calcolatrice della Fornero?
La riforma Calderone dovrà confrontarsi con tre grandi nodi:
- la sostenibilità economica: ogni flessibilità in uscita ha un costo, e il governo dovrà fare i conti con l’Europa e con le regole di bilancio;
- il divario generazionale: chi ha iniziato a lavorare negli anni ’90 e 2000 rischia una pensione misera, anche se lavora fino a tarda età;
- la gestione delle carriere discontinue: il sistema contributivo premia chi lavora tanto e in modo continuativo. Ma oggi molti lavoratori hanno percorsi frammentati, precari, a singhiozzo.
Il giudizio finale sulla riforma Calderone dipenderà dai dettagli, e non solo dagli annunci.
Se sarà davvero possibile uscire dal lavoro in modo flessibile, senza penalizzazioni eccessive, e con pensioni dignitose anche per chi ha redditi bassi, allora potremo parlare di una svolta.
Ma se invece tutto si limiterà a una nuova “quota”, con regole transitorie e senza un nuovo impianto strutturale, allora la Fornero resterà il vero motore silenzioso del sistema previdenziale italiano.