Le fasce più deboli della forza lavoro italiana sono senza dubbio i giovani e le donne le cui carriere sono caratterizzate da poche garanzie e da precarietà. Contratti e collaborazioni che coinvolgono donne e giovani, con el dovute eccezioni, solo solitamente talmente precari da far chiedere se si avrà mai diritto ad una pensione e se una volta raggiunto il pensionamento, l’assegno spettante consente una vita dignitosa.
E proprio per questo in ambito riforma pensioni si sta pensando realmente ad introdurre tutele per questi soggetti maggiormente deboli dal punto di vista lavorativo prima e previdenziale poi.
Riforma pensioni per donne e giovani
Una riforma pensioni, quindi, che potrebbe rivoluzionare tutto. C’è bisogno di un intervento e questo si sa. C’è bisogno, poi, che l’intervento sia immediato e, quindi, utilizzando i fondi in arrivo da Bruxelles. Tra le varie ipotesi presentate per la riforma previdenziale, in ogni caso, tutte prevedono l’eliminazione dei gap che portano svantaggio per donne e per i giovani, quelli che ricadranno interamente nel sistema contributivo. Servono, quindi, interventi che garantiscano una pensione dignitosa a queste due categorie.
Ed ecco, quindi, il nome pensione di garanzia, un assegno pensionistico minimo che dovrebbe essere, quindi, assicurato a donne e giovani anche qualora siano precari e non in possesso dei requisiti minimi di accesso alla pensione di vecchiaia.
Una proposta che, se dovesse passare, impegnerebbe lo Stato a coprire i periodi di formazione, di stage, o di assenza dal lavoro tra un contratto e l’altro, attualmente scoperti da contribuzione, con contributi figurativi.
Un bonus contributivo che permetterebbe, quindi, anche a chi ha minori vantaggi, di poter raggiungere il diritto ad una pensione minima garantita per assicurarsi un assegno che permetta il sostentamento in vecchiaia.
Ovviamente ora resta da capire in primis se il tutto verrà realmente applicato e, poi, come sarebbero realmente calcolati i contributi assegnati dallo stato. Come saranno scelti i lavoratori beneficiari di questo bonus e quali saranno i limiti di versamento necessari per averne diritto? Al momento non c’è una risposta anche se quello che ormai è chiaro a tutti è che il governo, in ogni caso, deve far quadrare i conti e, quindi, contenere al massimo la spesa pensionistica.
Al momento è stata vagliata l’ipotesi che il bonus contributivo venga calcolato su ogni anno di lavoro effettivamente svolto garantendo altri 6 mesi di contribuzione figurativa. Un’alternativa che si sta valutanto, invece, è quella di riconoscere un bonus una tantum ai giovani.
Per le donne, invece, si potrebbero versare contributi per i periodi di cura e assistenza familiare a parenti disabili o, più in generale, alla famiglia. Ovviamente per saperne di più dovremo attendere i nuovi incontri tra governo e parti sociali.