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Riforma pensioni e governo tecnico Draghi, la realtà che spaventa

Tema riforma pensioni: quanto potrebbe essere deleterio un governo tecnico per chi deve accedere alla pensione? La storia insegna…

La notizia del giorno e senza alcuna ombra di dubbio rappresentata dal fatto che Mario Draghi ha accettato il mandato che Sergio Mattarella gli ha conferito per formare un nuovo governo. Ancora non si sa con certezza se Draghi sceglierà la strada del governo politico, di quello tecnico o di quello misto.

Ma l’idea di un governo tecnico spaventa, soprattutto in ambito previdenziale. A farlo presente è l’Huffington Post in un articolo a firma del professor Lorenzo De Sio.

Riforma pensioni e terrore del governo tecnico

Ci spiega che a parole un governo tecnico possa essere la soluzione a tutti i mali del Paese ricordando quello che accadde con il Governo Monti, anch’esso tecnico.

Un governo tecnico, a differenza di uno politico, non si mette con pazienza ad analizzare pro e contro di ogni decisione che prende cercando di ottenere anche il consenso dei cittadini (tanto è un governo tecnico ed al successivo voto lascerà la patata bollente dei consensi ai politici di turno).

E fu proprio il governo Monti a varare la riforma previdenziale che tutt’ora è in vigore che, pur non toccando i pensionati (in questo modo non si è messo contro i sindacati dei pensionati) ha penalizzato chi in pensione ci doveva ancora andare.

E gli effetti di quella riforma che stiamo pagando ancora oggi, a 9 anni di distanza, pur non avendo toccato chi in pensione ci era già andato, sono ricaduti sulle spalle di tutti quelli che ancora ci dovevano andare e che si sono visti scivolare tra le dita la possibilità di una quiescenza in breve tempo (pensiamo alle donne che in pochi anni hanno visto innalzare la propria età pensionabile di 2 anni per essere equiparata a quella degli uomini).

De Sio scrive “In quell’occasione, un chiaro esempio di decisione politica, fraintesa come tecnica, fu quello della riforma delle pensioni. Di fronte alla necessità di rendere sostenibile il sistema pensionistico, c’era da prendere una decisione politica: su chi scaricare i costi della riforma? In assenza delle competenze tipiche della politica (identificare con pazienza i diversi interessi, mediare e costruire il consenso), il governo Monti prese la scorciatoia più rapida: evitare di mettersi contro i potenti sindacati dei pensionati, caricando prevalentemente il costo della riforma su chi ancora non era andato in pensione. Con il risultato, chiaramente prevedibile, che il tema delle pensioni è stato uno dei principali motori dei due terremoti elettorali che hanno squassato l’Italia nel 2013 e nel 2018”.

Quindi l’idea di un governo tecnico spaventa perchè farà gli interessi sicuramente del Paese ma non dei cittadini; dovrà occuparsi di far quadrare i conti senza porsi il problema di chi dovrà, poi, pagare il conto.

E torna l’incubo non solo della riforma Fornero, ma anche della possibilità che le condizioni di pensionamento possano essere ulteriormente inasprite perché quello che abbiamo avuto modo di imparare dalla nostra bella Italia è che al peggio non c’è mai fine e che la storia, purtroppo, si ripete sempre…