Ma come è difficile riformare il sistema previdenziale. Questo ciò che si può tranquillamente asserire vista la piega che anche con il governo Meloni sta prendendo l’operazione. Dopo i discorsi sulle pensioni anticipate, sulla flessibilità in uscita e sulla quota 41 per tutti, iniziano a trapelare notizie negative. Si parla già di proroghe di alcune vecchie misure in scadenza nel 2023. Si torna agli interventi tampone quindi? ecco gli scenari da considerare e quelli più probabili.
Riforma delle pensioni, come si andrà nel 2024
La riforma delle pensioni che farà il governo Meloni e quali saranno le nuove misure? Domanda davvero complicata da rispondere, anche perché tutto sembra andare nella direzione di un nulla di fatto o quasi anche per il 2024. I sindacati continuano a battere sulla flessibilità a 62 anni. La quota 41 manco a dirlo è una misura che ormai da sempre fa parte del novero delle misure di cui si parla per riformare il sistema. Superare la legge Fornero è un mantra ormai, ma non è una novità recente. Se ne parla praticamente da come è stata introdotta la famigerata riforma delle pensioni della Professoressa Elsa Fornero. Il governo Meloni, come tutti i precedenti, a prescindere da chi governava, ha margini di intervento piuttosto limitati. I conti dell’INPS, alle prese con l’annoso problema di previdenza ed assistenza insieme, sono in rosso. Dalla UE non vedono bene interventi previdenziali che facciano ritornare indietro le età pensionabili. Eppure si parla sempre di riforme.
Cosa è successo alle pensioni dopo la riforma Fornero
Prima della riforma Fornero l’età pensionabile era fissata a 60 anni per le donne e 65 anni per gli uomini. Il collegamento con l’aspettativa di vita anche delle pensioni di vecchiaia dal 2019 (anno dell’ultimo scatto), le ha portare a 67 anni con 20 anni di contributi. Ed indistintamente tra uomini e donne. Dal 2012 sparì la pensione di anzianità con quota 96, che consentiva pensionamenti a 60 anni con 35 di contributi e completamento della quota 96. E sparì anche la pensione di anzianità senza limiti di età, che si centrava con 40 anni di contributi. E si è arrivati ai 42,10 anni di contributi delle pensioni anticipate odierne. Dopo la legge Fornero molte sono state le misure introdotte. Opzione donna per esempio. Con la sua pensione a 58 o 59 anni rispettivamente per dipendenti e autonome. Una misura che nel 2023 è stata cambiata, con l’età portata a 60 anni e con platee ridotte a invalide, disoccupate, con invalidi da assistere o con assunte in aziende in crisi. Modifiche che hanno introdotto il numero di figli avuti come parametro da usare per ottenere lo sconto di uno o due anni rispetto ai 60 anni di età prima citati.
Opzione donna è addirittura peggiorata nel 2023
Opzione donna è servita per superare la riforma Fornero? sicuramente no, perché le platee delle interessate sono state sempre esigue e ancora di più oggi con le novità introdotte. Senza considerare lo scarso appeal della misura, che prevede un calcolo contributivo della prestazione che taglia in alcuni casi anche del 30% la pensione. E nessun superamento della riforma Fornero ha prodotto l’Ape sociale. Si tratta di un’altra misura che ha detonato la rigidità della legge previdenziale attuale, ma solo per piccole coorti di contribuenti. parliamo dei soliti disoccupati, dei soliti caregivers e dei soliti invalidi o alle prese coi lavori gravosi. Una misura che sembra più un ammortizzatore sociale che una pensione vera e propria. Infatti la misura dura dai 63 ai 67 anni e poi cessa di essere erogata al diretto interessato.
Da quota 100 a quota 103, la legge Fornero si supera con queste misure?
Le pensioni con le quota, come la nuova quota 103, non hanno limiti di platea. E forse sono quelle più vicine ad essere considerate vere alternative alle regole Fornero. Ma hanno requisiti talmente elevati, da rendere le misure limitate di natura. Forse solo la quota 100 che è stata in vigore dal 2019 al 2021 era più vicina all’obbiettivo. Si poteva andare in pensione con 38 anni di contributi e già a 62 anni di età. Poi la quota 102 ha portato l’età a 64 anni. Adesso la quota 103 ha riportato indietro a 62 anni l’età minima per la quota, ma portando i contributi da 38 a 41 anni. In definitiva, piccole misure tampone che non hanno sortito l’effetto sperato di cancellare la riforma Fornero.
La legge di Bilancio 2024? il pacchetto pensioni potrebbe deludere
Siamo alle solite diremmo. Perché anche per il 2024, il DEF non avrà niente sulle pensioni, e la legge di Bilancio rischia si seguire la medesima via delle precedenti. In parole povere, niente novità e al massimo estensione di un altro anno delle misure già oggi in vigore ed in scadenza il 31 dicembre 2023. C’è da scommetterci che si arriverà a parlare di confermare l’Ape sociale, di confermare opzione donna (magari cancellando i figli come requisito) e magari di confermare un altro anno la quota 103. Ed il 2024 inizierà con i nuovi incontri tra governo e sindacati, con i nuovi summit per programmare una riforma delle pensioni magari per il 2025.