Come potrebbe essere la nuova riforma delle pensioni con flessibilità spalmata su 7 anni. Come potrebbe essere la nuova riforma delle pensioni con flessibilità spalmata su 7 anni.

Riforma pensioni, eccola: limiti di importo, più contributi, ma flessibilità di 7 anni

Come potrebbe essere la nuova riforma delle pensioni con flessibilità spalmata su 7 anni.

Più tempo passa più nostalgia c’è tra i contribuenti per le vecchie misure di pensionamento in vigore anni fa. Prima del 1992 uomini in pensione a 60 anni, donne a 55 anni. E con 35 anni di contributi senza limiti di età.
Prima del 2012 invece, uomini a 65 anni, donne a 60 anni e con 40 anni senza limiti anagrafici. Poi l’inasprimento. Dal 2019 tutti a 67 anni e senza limiti di età solo a quota 42,10 per gli uomini e 41,10 per le donne.
Nostalgia dicevamo. Perché la riforma delle pensioni dai più è considerata come una cosa necessaria. Ma che riforma può arrivare tra le tante ipotesi che si fanno? Ecco probabilmente quella che secondo noi è la principale come possibilità di riuscita.

Riforma pensioni, eccola: limiti di importo, più contributi, ma flessibilità di 7 anni

Flessibilità in uscita è una parola molto usata quando si parla di pensioni. Soprattutto quando l’argomento è la riforma delle pensioni.
Cosa manca al sistema previdenziale di oggi ancora troppo legato alla legge Fornero? Sicuramente la flessibilità. Le varie misure di pensionamento sono ad età variabili. Ma questo non vuole dire che ci sia flessibilità. Perché per esempio l’Ape sociale riguarda poche categorie, molto circoscritte e soprattutto con diversi ulteriori requisiti, il più delle volte stringenti. Stessa cosa per la quota 41 precoci e ancora di più per opzione donna. Perfino misure praticamente strutturali sono a platee limitatissime. Anche la pensione a partire dai 64 anni di età delle quiescenze anticipate contributive. Che per esempio, non spettano a chi ha iniziato a versare prima del primo gennaio 1996. Ma come vedremo adesso, probabilmente proprio una pensione a partire dai 64 anni potrebbe essere la soluzione ideale per la riforma delle pensioni.

A 64 anni in pensione, ma come con la nuova riforma delle pensioni?

Estendere la pensione anticipata contributiva anche ai retributivi. Si parte così anche se non senza alcuni ritocchi per questa ipotetica riforma delle pensioni che per noi è quella ideale.
La pensione flessibile a partire ddi 64 anni di età. Ma a condizione di aver centrato almeno 25 anni di contributi ed una pensione non inferiore ad 1,5 volte l’assegno sociale. Partendo da questo limite, si potrebbe aprire ad una flessibilità fino a 70/71 anni. Penalizzando chi esce prima. Come? Riducendo come al solito la pensione percepita. Ma anche premiando chi esce dopo. Con un trattamento migliore grazie a super coefficienti di trasformazione. Oppure garantendo uno stipendio più alto o dei bonus in più durante tutti i periodi passati a lavorare rinviando la pensione.
Una idea quindi che ricalca alla perfezione quella proposta caldeggiata nel 2024 dal CNEL, cioè da quel comitato tecnico di esperti capeggiato dall’ex Ministro Renato Brunetta. Un autentico pool di esperti cui il governo ha affidato il compito di partorire una proposta di riforma delle pensioni degna di essere così chiamata.