Delusione perché la tanto attesa riforma delle pensioni del governo Meloni non c’è stata? Poco male, la legislatura non è finita e forse il piano di riforma dell’esecutivo proseguirà nei prossimi anni. Infatti una novità introdotta quest’anno lascia presupporre che forse la strada per andare a riformare il sistema è stata intrapresa. Come? Passando anche dalla previdenza integrativa, ma solo per facilitare l’accesso alla pensione da previdenza obbligatoria. Presto via libera a 64 anni e con piccoli ulteriori requisiti da maturare per le nuove pensioni.
Riforma pensioni, eccola: via libera a 64 anni e con altri piccoli requisiti
Una volta si parlava di quota 41 per tutti come del toccasana di tutti i mali del sistema pensioni. Ma la misura tanto cara alla Lega negli anni ha perso forza. Nasceva inizialmente come una sorta di nuova pensione di anzianità, che avrebbe praticamente reso inutile le attuali pensioni anticipate con 42 anni e 10 mesi di versamenti per i lavoratori e 42 anni e 10 mesi di versamenti per le lavoratrici. La quota 41 per tutti doveva essere senza tagli e penalizzazioni, davvero estesa alla generalità dei lavoratori.
Poi si passò a pensare ad una quota 41 per tutti, ma contributiva, nel senso che il suo calcolo sarebbe stato con il penalizzante sistema contributivo anche per chi in forza di oltre 18 anni di versamenti al 31 dicembre 1995, avrebbe avuto diritto ad una pensione retributiva in gran parte (fino ai periodi al 31 dicembre 2011, ndr).
Adesso la quota 41 per tutti sarà sempre meno per tutti. Perché potrebbe diventare la misura idonea a far andare in pensione prima chi svolge un lavoro particolarmente pesante o i vulnerabili in genere.
Perché questa netta inversione di tendenza? Perché adesso si guarda più ad una misura flessibile dai 64 anni di età.
Ecco il piano per la riforma delle pensioni 2026
Nel 2025 la pensione a 64 anni di età prevista dalla pensione anticipata contributiva sarà più facile da centrare. Ma solo per quello spaccato di società lavorativa che rientra nei privilegi di questa uscita anticipata di 3 anni rispetto ai requisiti ordinari di vecchiaia a 67 anni di età. parliamo come è noto di chi non ha mai versato contributi in data antecedente il 31 dicembre 1996. I contributivi puri possono accedere a questa misura con 64 anni di età e con 20 anni di versamenti. Purché la loro pensione sia pari a 3 volte l’assegno sociale o a 2,8 volte per le lavoratrici con un figlio avuto o a 2,6 volte per le lavoratrici con due o più figli avuti. Ma se l’interessato o l’interessata hanno versato almeno 25 anni di contributi ed hanno una posizione aperta ad un fondo pensione integrativo, potrebbero andare in pensione sommando al trattamento calcolato dall’INPS quello calcolato dal fondo previdenziale complementare. In modo tale da centrare più facilmente i limiti di pensione prima citati (2,6 volte l’assegno sociale, 2,8 volte o 3 volte).
La pensione a 64 anni diventa per tutti
Questa la novità che rende più facile la pensione a 64 anni nel 2025 per i contributivi puri. Ma la novità fa da preludio a quello che secondo alcuni esponenti del governo, sarebbe sul tavolo dell’esecutivo per la riforma delle pensioni. infatti si parla con insistenza di una estensione dei vantaggi della pensione a 64 anni di età pure ai misti. Parliamo di chi ha iniziato a versare prima del 1996. In parole povere potrebbe essere estesa anche ai misti la pensione anticipata contributiva. Con 64 anni di età e 20 anni di versamenti potrebbe presto uscire anche quanti oggi sono esclusi dalla misura. E con gli stessi vincoli di importo minimo del trattamento da raggiungere. ma anche con la stessa facoltà di usare la previdenza complementare per superare questo ostacolo.