Alla fine del 2021 verrà meno la quota 100 come misura di accesso alla pensione. Se non verrà introdotta un’altra misura per la flessibilità in uscita l’unica alternativa di pensionamento sarebbe offerta, nel 2022, dalla pensione di vecchiaia e da quella anticipata previstre dalla Legge Fornero.
Riforma pensione in 4 punti
Proprio alla luce dell’incertezza che traspare dai tavoli di incontro tra governo e sindacati, l’INPS avanza una sua proposta di riforma che si basa su 4 punti ben precisi.
Il primo punto riguarda, appunto, la flessibilità in uscita da individuare sui 62 anni di età per chi è in possesso di almeno 20 anni di contribuzione versata. Ovviamente l’anticipo avebbe un costo e secondo la proposta dell’INPS dovrebbe riguardare solo gli anni di anticipo rispetto ai 67 anni per i quali verrebbe corrisposta solo la pensione derivante dalla quota contributiva dei contributi versati.
Il lavoratore in questo modo al raggiungimento dei 67 anni riceverebbe anche la quota retributivo fino ad allora non versata.
L’INPS prevede anche la possibilità di richiede un anticipo sulla quota retributiva da scalare, poi, al compimento dei 67 anni dalla pensione piena.
Il secondo punto tocca la pensione di garanzia necessaria per garantire ai giovani di oggi, interessati oltre che dal calcolo contributivo puro anche da carriere discontinue. Per questo motivo si vorrebbe fissare un limite minimo della pensione spettante per garantire somme dignitose.
Il terzo punto riguarda poi i buchi contributivi di chi ha carriere discontinue dando la possibilità di valorizzazione gratuita dei periodi di formazione che andrebbero, quindi, a valere ai fini previdenziali.
L’INPS ritiene, inoltre, che occorra maggior tutela per i lavoratori usuranti e per chi, dopo i 60 anni, perde il lavoro. Proprio per questo, al quarto punto, si prevede un ampliamento dei beneficiari della pensione con Ape sociale e con quota 41 per precoci.