Con la Legge di Bilancio che è entrata in vigore da poco meno di due settimane, si iniziano a fare i conti con le prime difficoltà che si riscontrano nel pensionamento con la Quota 103. E con la riforma pensioni per il 2024.
Per poter accedere alla pensione quest’anno a 62 anni è necessario aver iniziato a lavorare almeno a 21 anni. Altrimenti i 41 anni di contributi non si raggiungono.
Sono, quindi, automaticamente esclusi dalla possibilità di pensione a 62 anni (e non dalla quota 103, perchè si può accedere anche con un’età più elevata) tutti coloro che hanno, per esempio, preso la Laurea. A meno che non decidano di procedere per il riscatto degli anni di studi. Cosa che non tutti possono, economicamente, permettersi.
Riforma pensioni 2023
Una Quota 41 per tutti, quindi, nella riforma pensioni, non può essere la soluzione definitiva. O almeno non può essere l’alternativa alla Legge Fornero che garantisca flessibilità in uscita a tutti. Con la sola Quota 41 senza limiti di età si ripresenterebbero gli stessi problemi che ci sono stati all’entrata in vigore della Legge Fornero: scelta tra pensione con 41 anni di contributi, che non tutti riescono a raggiungere, e pensione di vecchiaia.
Servono, quindi, anche misure intermedie che permettano flessibilità a chi ha iniziato a lavorare più tardi. A chi non riesce a raggiungere i 41 anni di contributi ed ha necessità di lasciare il lavoro prima dei 67 anni. Sia per problemi di salute che per problemi di famiglia. O anche semplicemente perchè ha perduto il lavoro in tarda età e non ne trova un altro.
In quest’ottica l’APE sociale era la misura adatta a colmare i vuoti normativi della Legge Fornero. Vuoti che la nuove riforma dovrebbe provvedere a colmare con misure apposite studiate per determinate categorie fragili. Tra le quali dovrebbero rientrare anche i giovani che, purtroppo, oggi faticano a trovare un lavoro in fretta. O che molto spesso si accontentano di collaborazioni che non prevedono contribuzione.
Un capitolo a parte, poi, andrebbe dedicato alle donne che per la cura dei figli, della famiglia e della casa, molto spesso, hanno carriere discontinue. E l’Opzione donna, che ricordiamo ormai è prorogata dal 2004, si era rivelata essere la misura giusta. E anche poco costosa visto che con le penalizzazioni che comporta sul lungo periodo si ripaga da sola.
Il Governo, quindi, ha davanti una sfida non facile che non può e non deve risolversi con il solo inserimento della Quota 41 per tutti. Che certamente permetterebbe il pensionamento di molti ma che escluderebbe moltissimi dall’anticipo pensionistico senza misure di contorno.