Non è certo una esagerazione dire che quando si parla di riforma delle pensioni parlare di superamento della riforma Fornero è praticamente la stessa identica cosa. Infatti la riforma delle pensioni da molti auspicata dovrebbe partire proprio dal superare quella famigerata legge Fornero che così tanti dissapori ha lasciato nei lavoratori. Superare la legge Fornero quindi diventa inevitabile perché non ci può essere una riforma delle pensioni che non preveda la cancellazione della tanto odiata riforma Fornero. Ma qualcuno sa quello che accadrebbe se con un colpo di spugna si cancellasse la legge Fornero e si ritornasse alle regole precedenti? Se riforma deve essere potrebbe anche partire da questa ipotesi che, c’è da scommetterci, piacerebbe a tanti.
Cosa ha cambiato la legge Fornero e la riforma delle pensioni 2012
I requisiti pensionistici sono diventati nettamente più aspri e duri nel momento in cui in Italia è entrata in vigore la riforma Fornero. Questo oltre ad essere una considerazione è un dato di fatto perché nessuno può negare quello che è successo nel 2012. Con il decreto Salva Italia del governo tecnico presieduto allora dal premier Mario Monti tutti ricordano le lacrime dell’allora Ministro Fornero che parlava di sacrifici per gli italiani in un momento di grave crisi economica. Una crisi economica che a dire il vero oggi sembra un inezia visto quello che è accaduto in questi anni prima con la pandemia e poi con la guerra in Ucraina. Resta il fatto che all’epoca si decise di colpire i lavoratori che dovevano andare in pensione, allontanando per loro la quiescenza. A tal punto che in stretta successione ci sono voluti ben otto provvedimenti di salvaguardia per eliminare quel grave problema che la riforma causò. Parliamo naturalmente degli esodati. Cioè di quelle persone che di colpo rimasero senza lavoro e senza pensione.
Cosa è successo dal 2012 ad oggi per le pensioni
Anche perché a poco sono serviti i vari provvedimenti come la quota 100, la quota 41 o l’Ape sociale. Tutte misure introdotte in questi ultimi anni che sono state più che altro provvedimenti tampone che hanno sì consentito il pensionamento anticipato, ma solo per sparute categorie di lavoratori e soggetti. E nella stragrande maggioranza dei casi, soggetti con determinate problematiche. Un ritorno al passato potrebbe essere la soluzione ottimale per riformare il sistema. Perché introdurre nuove misure quando basterebbe cancellare le ultime per tornare ad un sistema che piaceva di più a tutti? Una bella domanda, che probabilmente avrà una risposta negativa visto che difficilmente si potrà varare una riforma previdenziale di questo genere.
Pensione a 65 anni, quota 96 o 40 anni di contributi senza la riforma pensioni della Fornero
Vuol ricordato per esempio che prima della riforma Fornero la pensione di vecchiaia che oggi si centra con 67 anni di età, si centrava per gli uomini a 65 anni, per le donne a 60 anni e per le lavoratrici dello Stato a 61 anni. E bastavano gli stessi 20 anni di contributi di oggi se non i 15 per chi rientrava nelle vecchie deroghe Amato. Evidente la differenza. E ancora più in evidenza quella sulle pensioni anticipate rispetto alle vecchie pensioni di anzianità. Oggi servono 42 anni e 10 mesi di contributi versati, in passato bastavano 40 anni. E sempre come oggi indipendentemente dai requisiti anagrafici. Oltretutto era vigente una particolare misura di anzianità che consentiva il pensionamento, se insieme ai 60 anni di età si completavano anche i 35 anni di contributi versati e contestualmente la quota 96.