Con il nuovo governo si attendono novità importanti in materia pensionistica. Infatti già dalla campagna elettorale è stato evidente che tutti i partiti che poi hanno vinto le elezioni, hanno messo in campo diverse proposte di modifica di un sistema pensionistico che tutti dicono deve essere modificato. Le pensioni anticipate e gli importi delle pensioni sono argomenti che il governo ha promesso di ritoccare. Si attendono buone nuove quindi. E gli incontri tra governo e sindacati potrebbero portare novità nei prossimi mesi.
Le nuove pensioni minime a 1.000 euro
Il governo a guida centrodestra, apre ad una concreta possibilità di vedere in porto uno dei cavalli di battaglia di Silvio Berlusconi. Forza Italia già in campagna elettorale aveva promesso le pensioni minime a 1.000 euro. Sulle minime anche la Meloni e i suoi Fratelli d’Italia si erano spesi in campagna elettorale. Inoltre, anni fa durante uno dei governi Berlusconi furono introdotte delle integrazioni al trattamento minimo o maggiorazioni, che ancora oggi funzionano. Si tratta dell’incremento al milione di vecchie lire che è stato recentemente oggetto di una sentenza della Consulta che ha esteso questa maggiorazione sulle pensioni di invalidità. Portare le pensioni minime a 1.000 euro sarebbe una autentica rivoluzione dal momento che oggi superano a stento i 500 euro al mese.
Pensioni anticipate, tutto parte da quota 41 per tutti
Pensione anticipata e pensioni minime quindi all’attenzione del governo. Una speranza di molti lavoratori e di molti pensionati. Anticipare le uscite dal lavoro con misure previdenziali più favorevoli rispetto a quelle odierne è senza dubbio un’altra delle priorità del nuovo governo, soprattutto perché al suo interno rappresentanti della Lega di Matteo Salvini spingono come al solito verso una misura di cui si parla da anni. Quota 41 per tutti potrebbe davvero essere una misura che farà capolino nella ipotetica nuova riforma delle pensioni. Una misura che consentirà a tutti i lavoratori di poter uscire dal lavoro con 41 anni di contributi versati senza dover necessariamente attendere i 42 anni e 10 mesi di contributi dell’attuale pensione anticipata ordinaria (per le donne bastano però 41 anni e 10 mesi).
Pensione a 62 anni nel 2024, come potrebbe andare?
E probabilmente potrebbero fare capolino alcune misure che non vedono nella politica il soggetto che le ha proposte, ma che invece lo trovano nei sindacati. Parliamo della pensione flessibile a partire dai 62 anni di età. In termini pratici una misura che consentirebbe di accedere alla pensione a partire dai 62 anni di età, con 20 anni di contributi e magari con piccole decurtazioni di assegno per ogni anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia ordinaria. La pensione a 62 anni nel 2024 quindi potrebbe davvero diventare non più una semplice chimera per moltissimi lavoratori.
Dividere assistenza da previdenza
Un altro ritocco al sistema, che poi sarebbe alla base di un più ampio margine di manovra del governo è la divisione tra assistenza e previdenza. Oggi i conti dell’INPS sono in rosso anche perché è sull’INPS che gravano anche i costi delle misure assistenziali. Parliamo per esempio del reddito di cittadinanza. Liberare l’INPS dal “groppone” di questi costi, sarebbe un toccasana per l’Istituto, che avrebbe più soldi in cassa, anche se sempre pochi dal momento che ormai la spesa per le pensioni è maggiore degli introiti dei versamenti dei lavoratori.