Per la riforma pensioni si può giungere a modificare la legge Fornero per alzare l’età pensionabile? Non è più un mistero che per questo governo è diventato fondamentale trattenere al lavoro più a lungo possibile e ritardare la pensione. Tra incentivi per chi resta e penalizzazioni per chi esce, si era capito già da un po’ quale sarebbe stato l’andazzo della riforma pensioni di fine anno (che fa tutto tranne che riformare).
Quello che non bisogna fare è attendere miracoli dal pacchetto pensioni inserito nella Legge di Bilancio 2025, bisogna concentrarsi sulla sostenibilità del sistema previdenziale e l’unico modo per farlo e non concedere più flessibilità in uscita (e laddove si concede fare in modo che convenga più alle casse dell’Inps che al lavoratore l’uscita anticipata).
Leggi anche: Riforma pensioni 2025, la pensione anticipata non c’è più per nessuno
2025 per le pensioni un anno di passaggio
Il 2025 sarà un anno di passaggio per le pensioni e molto probabilmente si assisterà alla riconferma del pacchetto quota 103, ape sociale e opzione donna, tutte e tre penalizzate con finestre e allungamenti.
La quota 41 è finita nel dimenticatoio da anni, ormai, anche se ogni tanto qualche nostalgico ne parla ancora: costa troppo e non può essere attuata. Non si parla più neanche di alzare le pensioni minime, perché ormai si è compreso che le coperture sono quelle che sono e non si possono fare miracoli.
Un piccolo passo verso i lavoratori è stato fatto prevedendo una rivalutazione più favorevole da gennaio 2025 con i 3 scaglioni al 100%, 90% e 75% (che al confronto di quelli di quest’anno sembrano roba da ricchi). Il ministro Giancarlo Giorgetti assicura che non ci saranno altri tagli, anche se il Parlamento è sovrano e se decide di applicare l’aumento delle pensioni minime da qualche parte i soldi si dovranno pure prendere. Se ci saranno tagli, quindi, sarà colpa del Parlamento.
Leggi anche: Novità dalla riforma pensioni 2025, che fine farà la riforma Fornero? le 3 diverse ipotesi
L’età pensionabile deve salire
Si vive più a lungo e nascono meno bambini: questa è la tragedia del sistema previdenziale italiana. Proprio per questo motivo è necessario contenere la spesa pubblica e come al solito quando si parla di contenere il primo capitolo a essere toccato è sempre quello previdenziale.
L’idea gira sempre intorno alla Legge Fornero, l’attuale norma che regola la previdenza italiana. La Lega prometteva di abolirla, ma è stato ampiamente dimostrato che non è così facile superare una legge previdenziale così ben studiata e che agisce sul lungo periodo.
Se non si può abolire, allora, si deve modificare per regolare i criteri di accesso al pensionamento. Oltre a incentivare la permanenza al lavoro dei dipendenti privati e alla cancellazione del collocamento a riposo obbligatorio per quelli pubblici, si deve trattenere i lavoratori in servizio. Ed è scritto nero su bianco sul Piano strutturale di bilancio: la vita si allunga e la popolazione attiva tra 15 e 64 anni si riduce.
Nella bozza del Piano si legge che:
Si provvederà a introdurre modifiche per la spesa pensionistica con l’adeguamento dei requisiti anagrafici di accesso al pensionamento
Successivamente i toni diventano meno forti e si parla di un impegno del governo a modificare i criteri di accesso che coinvolgono non solo l’età ma anche i contributi versati.